Volontà - anno XV- n.1 - gennaio 1962

Alla raccolta delle mele e dell'uva lavora con noi una ventina di beduini, uomini e donne, bambini e bambiJle, anche di otto-nove anni. La mattina presto, quando il rimorchio viene a prenderci davanti alla casa dove dormiamo, si stringono da un lato, in una miseria zingaresca e inti– midita, per farci posto; e osservano i nostri costumi, sentono le nostre parole, seguono i nostri scherzi con uno stupore evidentissimo, come davanti a un collegio di lunatici. Nè potrebbe essere altrimenti: noi lavo– riamo per gioco, semi-gratuitamente, per impiegare le vacanze, e la breve no,•ità ci diverte; loro fanno sul serio, otto ore al giorno, con un tratta• mento assai diverso dal nostro, e ai prezzi del mercato. Sette-otto lire israe– Jiane (1750-2000 italiane) al giorno gli uomini; tre-quattro (750-1000) le (_lonne,anche se la loro produttività è pressochè pari a quella degli uomini; due lire israeliane ( 500 italiane) ai bambini, benchè il loro rendimento sia molto maggiore: tutti salari inferiori ai minimi stabiliti dalla Confedera– zione Generale del Lavoro, la cui efficacia normativa vale soltanto, di fatto se non di cliritto, per i lavontori ebrei. Ciò che stupisce, a questo propo– sito, non è il livello delle retribuzioni, sempre molto più alte di quelle pagate ai braccianti agricoli dell'Italia Meridionale), ma l'inutile retorica di certa propaganda sionistica, la quale continua ad affermare, nelle guide turistiche alla terra promessa, che (( i pionieri ebrei, affinando il suolo da) Fondo Naziooa]e, s'impegnano a non far uso di operai salariati ... al fine d'imporsi come disciplina morale il principio assoluto che nessuno deve vivere del lavoro altrui >>. Se la realtù è ormai diversa, e le cause del mutamento sono numerose e comprensibilissime, perchè tirare avanti con un vaniloquio, degno dei più vecchi stati europei? Una ragazza araba del nostro gruppo, non potendo più sopportare i modi palesemente rudi e inutilmente villani che un caposquadra ehreo· im– piegava con i beduini, gli chiese una volta con quel particolare lrerno]io della voce, che nasce dalJa rabbia incontrollabile e dalla commozione: (< Mn perchè non li trattate come trattate noi, dato che fanno il nostro stesso lavoro e meglio? >l ma la risposta fu soltanto un lungo sguardo e un mezzo sorriso, che volevano chiarissimamente dire:• (< Povera scema! non vedi chi sono?->>. Assistendo a tale scena e aggiungendovi ciò che ho visto e sentito durante tutto il mio soggiorno israeliano, mi persuado di quanti (lizzichi di verità ci siano in quel che m'ha detto un ebreo anlisionista. prima che lasciassi Milano: « lo mi sento più italiano che ebreo, ma pago il mio bravo contributo aHa comunità (e tanto) perchè non sembri che io voglia rinnegare una parte cli me stesso. Israele l'han fallo /!li ebrei tedeschi, che hanno tutti i difelli degli ebrei più quelli clei tedeschi, perciò non s'interessa e non ci vado. Sotto di loro, che comandano insieme agli ahri immigrati dall'Europa stanno gli ebrei d'origine afro-asiatica, che for– niscono buona parte della manodopera, guadagnano meno ma restano cit– tadini israeliani a pieni diritti. Più sotto ci sono gli arabi, verso i quali la discriminazione è palese, costante e solo in parie giustificata >); al ~rado più infimo - mi accorgo personalmente - stanno gli zingari e i beduini, di cui persino gli arabi hanno compassione. Tramite gli arabi, appunto, gli unici che possono parlargli, riusciamo 43

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