Volontà - anno XV- n.1 - gennaio 1962

dopo la campagna del Sinai, quando non fu possibile portar l'aiuto del SCI per la ricostruzione delle abitazioni distrutte a Porto Said, poichè il governo egiziano aveva posto come condizione che fra i volontari non vi fossero nè francesi, nè inglesi, nè ebrei, neppure della diaspora. Perciò, a Ramat Rachel, o un campo aperto alla partecipazione araba, come gli altri d,,lsraele, o nessun campo: e le condizioni del SCI furono alla fine accettate. Ma il succo I)iù gustoso di tutta questa storia - dal punto di vista dell'assurdità e inutilità di tali divieti da parte delle autorità militari ebraiche o quanto meno della divertente ignoranza delle stesse -""T"" sta nel fatto che a quei lavori di scavo avevano sempre preso parte, fra gli a.Itri studenti israeliani, anche quelli di nazionaliti1 araba, senza che i massimi gerarchi dello stato maggiore cl'lsraele neppure se ne accorgessero, e senza alcuna autorizzazione. Quando visito questo luogo, intorno alle dicci di sera, salgo con una compagna di campo, sulla cima di una moderna costruzione a cupola (probabilmente un serbatoio idrico), che emerge fra le rovine: nella notlc chiara è un ottimo punto d'osservazione, dal quale si distingue Betlemme illuminala, la breve strada che da Gerusalemme vi conduce, e un tran– quillo, caldo, ondulato l)acse tutt'intorno. Ma la visione è bruscamenle inlerrotla da due guardie di confine israeliane, che salgono a vedere chi siamo, e cominciano a rimproverarci un po' sul serio, un po' scherzando; per giungere lassù abbiamo anche rimosso un cancelletto chiuso con del fil di ferro e vi siamo rimasti un quarto d'ora a rigirare le nostre figure contro la luce lunare. per Carci vedere il più lontano possibile. (< Potevano sparnn'i benissimo, se avessero voluto; J'h,rnno fatto altre volte per molto meno; e voi sembrava proprio che foste lassù a guardare quello che fanno dell'altra parte l>. Scendiamo; richiudono con cura, ostentatamente, il varco da noi aperto; poi vengono nella baracca di legno che fa da cucina del nostro campo, a chiacchierare con noi amichevo'lmenle. Uno dei due, un ebreo marocchino, è assai allegro, oltremodo loquace e si mcllc subito a far la corte alla mia compagna, una ragazza francese molto bionda, mollo bella, piena di spirito e di vitalità. Si toglie di spalla il mitra, vuol inse– gnarle a caricarlo, le racconta - in un comico miscuglio di spagnolo. di italiano e di francese - una serie di avventure d'amore e di guerra parti– giana divertenti e spericolate, ma cli dubbia autenlieità; e conclude con un'affermazione d'un patriottismo così brutale e animalesco, così da antica favola romana da riuscire estremamente spassoso, sulle sue labbra: (e Se anche fosse mio fratc11o a varcare la frontiera, gli sparerei subito addosso, senza pensarci un momento>>. Quest'anno la partecipazione degli ebrei ai campi di lavoro del SCJ è stata molto maggiore che in passato, essendo salita da soli tre-quattro volontari a quindici-veni i; e ciò sebbene le condizioni obiettive e 1e diffi– coltà, specie per i giovani, non siano mulate. Sopratutto i due anni e mezzo di servizio militare, che tolgono alla massima parte di loro - uomi– ni e donne - la voglia di tornare a una qualsiasi vita di comunità, subito dopo il congedo; più il fotto che per coloro i quali in una comunità, moshav o kibbutz, già ci vivono, un campo di lavoro non presenta - come 39

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