Volontà - anno XIV- n.12 - dicembre 1961

mali cd astratte, « ma quel fatto più complesso che è un'esistenza, un mondo di rapporti concreti e deter– minati »: il potere, la facoltà di di– sporre per altri, o, in altri termini, il privilegio della posizione sociale « è quello che conturba la mente di tutti gli uomini, anche se questi fos– sero tutti anarchici i più puri, ne guasta il cuore, ne deturpa il pen– siero, e li trasforma in mistificatori, in padroni, in tiranni >>.$$ Sono in queste affermazioni una tensione e una indicazione di « assolutezza >, che rimandano, forse più ancora che alla critica dello Stato nelle conce– zioni di Bakunin o Kropotkin, alla coscienza inquieta e sensibile di Lan– dauer, il quale avvertiva come lo Sta– to fosse non soltanto un complesso di istituzioni e di tradizioni, che la ri– voluzione potrà distruggere, bensì anche un rapporto tra gli uomini, se pur fittizio, che si potrà distruggere soltanto quando gli uomini stessi, in grado di creare un nuovo tipo di rapporto <<comunitario», reciproca– mente comunicheranno in una nuova dimensione sociale. Da tutta la tra– dizione di pensiero libertaria e, per quella italiana, dal contemporaneo Malatesta in primo luogo, Binazzi trae la consapevolezza che la potenza paralizzatrice dell'azione coercitiva esercitata dallo Stato è storicamente comprensibile per la stessa implaca• bile Jogica del potere centralizzato, che non potrà rinunciare - secondo una espressione di Landauer - alle sue prerogaLive autoritarie se non sarà fortemente condizionato, e ri– fiuterà di adeguarsi alla presa di co– scienza degli uomini, alla loro risco– perta della capacità di creare libe- ,s Il Libertario, 11 •prile I907. 722 ramente un nuovo ordinamento so– ciale, finchè essa, di continuo ar• ricchita e potenziata, non potrà un giorno condizionare con altrettanta energia la logica stessa del potere. Non una formale (<fedeltà ai prin– cipi )), o una astratta moralità, ma un profondo legarne con le realtà delle masse popolari, nel cui animo si radicava l'aspirazione pacifista del. la tradizione socialista, permise a Bi– nazzi e al suo giornale di assumere un orientamento di radicale opposi- • zione alla guerra senza incertezze e oscillazioni, in un momento in cui, di fronte alla crisi che stava per scon– volgere il mondo, il socialismo inter– nazionale faceva bancarotta e la la– cerazione che divise interventisti e oppositori alla guerra travolgeva an– che il movimento anarchico. All'an– nuncio della tragedia di Sarajevo, Binazzi intuì la profondità della cri– si che si veniva aprendo e che avreb– be travolto la civiltà europea e con essa il senso stesso della solidarietà proletaria internazionale: Noi aucom non possiamo misurare tutta la gra,,ità e l'importanza dell'atto vendicatore di Princip; forse potrebbe essere l'inizio del– lo sfacelo dell'impero austriaco e conseguen– temente di tutte le dinastie... [perciò l ai lavoratori di tutti i paesi, ai rivoluzionari, spetta vigilare, prepara~i, intende~i per impedire il prolungarsi di un cosi orrendo e immenso delitto socialc.n Da questo momento le pagine del Libertario risuonano del disperato appello contro la guerra e l'imperia. lismo, e, neil'amara polemica con quegli anarchici (Kropotkin, Gra– ve, ecc.) che hanno aderito alla guer• ra il giornale rivendica, contro (<i u li Libertario, 9 luglio 1914.

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