Volontà - anno XIV- n.12 - dicembre 1961

di classe, dava voce alla preoccupa– zione fondamentale del movimento anarchico italiano agli inizi del se– colo sulla natura del rapporto con le organizzazioni delle classi lavo– ratrjci, colta nel particolare ambien– te dell'anarchismo spezzino. li terre– no su cui spontaneamente si collo– cava il giornale non era quello della discussione ideologica <<diprincipi», quanto quello della testimonianza di– retta de1lc esigenze dc1la lotta liber– taria da cui emergeva immediata– menle il richiamo alla presenza anar– chica nel movimento operaio. Originariamente il senso di tale presenza era concretamente indica– to nel riferimento coslante all'esem– pio del sindacalismo francese dei Pcllouticr, Pougct, Dclesalle, almeno fino a q_uando il movimento anarchi– co non fu indotto dalle ulteriori evo– luzioni dell'esperienza sinclacalisla ad un totale ripensamento che si ri– solse - come è noto - nella coutro• vcrsia storica, apertasi al Congresso di Amsterdam, fra Monalte e Mala– testa su l'esatta interpretazione del sindacalismo e dell'anarchismo. Co– munque, l'esempio francese signifi– cava non solo dimostrazione della possibilità per il movimento anar– chico di assumere un ruolo dire1tivo nell'ambito del più generale movi– menlo di classe, ma anche verifica della polenzialitil rivoluzionaTia del– l'organizzazione sindacale in contrap– posizione alla pratica riformistica dominante in Italia. E in questo sen– so, ma sul piano più immediato del– la suggestione, le esperienze dei mo– vimenti rivoluzionari spagnoli e rus– si confortavano la connessione tra organizzazione di clasSe e spirito di rivolta. Naturalmente nelle pagine del Li- 714 berl,ario circolano lutte o quasi le idee ereditate dal filone del sociali– smo anarchico e antiautoritario, e continuo è il riferimento al pensie– ro, alle intuizioni, e anche alle sug– gestioni e ai « miti )) che costituisco– no le tradizioni del pensiero liberta– rio, quella populista del soeialiilmo sla\'O (Cerniscevsky, Herzen, etc.) e quella del socialismo Crancese del se– t.:olo scorso, crede della democrazia diretta del 1793, e dell'idea comuni– taria e federalista, che mira a pro– muovere atlravcrso la creazione di istiluti autonomi e di libere associa– zioni ( comuni, comitati di produtto– ri, cooperative etc.) (( la dissoluzione ciel governo nell'organizzazione eco– nomica )) o almeno una limitazione e correzione dei pOl('ri coercitivi di cui lo stato dispone e e< un riassor– bimento di molte sue funzioni da parte della società )). Di origine proudhoniana è il scuso vivo, attua– le della contrapposizione tra Stato e società, del caratlerc csscnzialmcn– lc i11govcrnahile della socictù, ({real~ là infinitamente più vnsla dello Sta– io, che di quella è un prodouo sto– rico, quindi transeunte)>; e da Ba– kunin ( il cui pensiero attraverso i Costa, Caficro e fino a Malatesta a• veva tanto influenzato lo sviluppo 1lcl movimento operaio -italiano) deriva– no l'ispirazione di una denuncin bru– ciante volta alla sconsacrazione e demistifìcnzione delle pretese (< veri– tà » religiose, politiche e sociali. e la fiducia in una azione genetosa, audace, disperata, animala dal sacro fuoco della volonlà rivoluzionaria, che, operando in un rapporto com– plesso e articolato col movimento reale delle masse, attraverso l'agita– zione, la protesta, ed anche la (( pro– paganda coi fatti» colpisce al cen-

RkJQdWJsaXNoZXIy