Volontà - anno XIV- n.11 - novembre 1961
è il fatto che effettivainente venga allontanato, e possibilmente per sempre, lo spettro di una guerra nucleare. Che poi tale al lontanameu– to dovesse costare alla Chiesa In sua posizione di regina incontrastata sul– la scacchiera del mondo, questo per conto nostro sarebbe il minimo dei dispiaceri. D'altronde è la sua stessa natura e il suo stesso spirito che pone il papato in un dilemma senza uscita. In tm articolo di Condo del ((Cor– riere d'ella Sera >> (10 seucmbre 1961), dal titolo << I cauolici e l'atomica », troviamo appunto un passo molto significativo circa lo accentuato dilenuna in cui si dibat– te il senso morale, diremo cosi del– la Chiesa: « Se si vuole essere ve– ramente obiettivi, non ci si deve na– scondere che la posizione dei callo– lici di fronte ai pericoli Ui wrn guerra - e di una guerra atomica - è estremamente difficile e delicata, d'ato che, ancora una volta, si urta– no le esigenze di carattere stretta– menle nazionale, con quelle di ca– rattere religioso e universale». E perchè u: estremamente difficile e <lelicata »? In parole povere per il fotto che non è possibile per il papato di abbandonare del llllto il suo carattere economico-politico, e che ineluttabilmente lo accomuna alla volontà di potenza c.he è pro– pria t.li ogni classe dominante e pu– ramente unuurn. Perciò la Chiesa ri– terrà sempre valide le parole che Pio XII rivolse ai medici militari, il 19 ottobre del '53; cioè che se le ingiustizie, nell'insidioso operare della politica e del militarismo, an– che se notevoli, sono tali da non giustificare i danni immani di mm guerra riparatrice, la morale cristia– na impone di sopportare ogni even– tuale ingiustizia. La guerra, però, - sono parole ciel sopra nominato pontefice - può essere « imposta dalla assoluta necessità di difendersi da una ingiustizia gravissima direua contro le comunità »... Ecco il nodo del dilemma. Esiste la 1>ossibili1à di discri1ninare csat• lamcnte le ingiustizie graui da quel– le gmuissime? È d'altro canto: come e da chi vengono imbastite tali ingiustizie? Forse dalle masse lavoratrici che giornalmente ritornano stanche dal lavoro, e che certamente non hanno nè tempo nè voglia cli mandare in– sulti o minacce ai lavoratori di ohre frontiera? Vogliamo pure credere che la Chiesa senta profondamente il senso uni,•ersale della vita umana; cioè comprend'a bene che esiste un idea– le di umani1à che trascende la stes– sa esistenza dei singoli Stat.i. Ma, a quanto sembra, non si convince an– cora - come già abbiamo fauo no– tare in altri scritti - che la guerra ha ormai perduta la suà logica più o meno legittima che talvolta pote\'a sembrare di avere nel passato; e quindi l'ultimatum eh 1 essa c'impone, senza più alcuna dilazione, di essere o decisamente complici delle pazzie J)olitiche 1 oppure ritenere altrettanto decisamente che non esistono affatto grauissime ingiustizie, se non pro– vocate artatamente dagli esponenti delle classi che d'ominano. Vogliamo essere per un ideale u– nivcrsale di umanità? Non vi è che un mezzo: distruggere ogni appara– to militare. La logicn di tale mezzo 661
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