Volontà - anno XIV- n.8-9 - agosto-settembre 1961

offre mai gratuitamente, così come dalla natura ci viene offerto il ca– lore e la luce del sole: essa chiede sempre una contropartita, che tal– voi ta può essere nuche dolorosa o per lo meno irritante. Su questo pro– fondo << dare e avere>) In psicologia moderna ha costruito geniali e con– vincenti teorie. Non è Incile comprendere perchè, in un dato momento, una data civil– tà si ammala nelle sue strutlure, di– l'emo così, psichiche; e crede d'in– dividuare un nemico mortale iu u– na data rnzza, od anche semplice– mente in una particolare ideologia. E non si tratta d'individuare un ne– mico concreto o semplicemente ma– teriale, come pote\'ano essere le or– de barbariche per la ci"iltà greco– romana; ma soltanto un nemico ch'è più ra\'volto dalle nubi del mito che da una reale potenza malefica. La storia c'insegna molto su coteste aberrazioni d'intere collettività; e l'ultima è stata appunto la tragica mitologia del nazismo contro il po– polo israelita. Ripetiamo che non è (acile indi– viduare le radici di simili aberra– zioni. Siamo certi solo di una cosa: ch'è sempre facile trovare l'indivi– duo, od un particolare gruppo socia– le, capace d'imbastire un dato « ri– tntimcnto collettivo » verso altre :::omu.nità sostanzialmente innocue; 1 purtroppo è altrettanto !acile u·o– varc interi popoli che si prestano, 1}iùo meno passivamente, ad essere soggiogati da ideologie così barbare e assurde. Certo che, come abbiamo acce.i1- nato, è solo quando la società ci permette liberamente un'orgia guer– riera che può concretizzarsi un'im– mane crudeltà collettiva. In tempo 510 di pace l'urto e i contrasti hanno un caraucre J>re,•alcnternente ideologi– co, o 1uual1>it'1si risol\'ono in qual– che cruento episodio raziale, che comunque è sempre grandemen– te lontano da quello che potrebbe essere lo sterminio di un'intera raz– za durante il periodo in cui la ,,al– vola degli istinti è liberamente aper– ta. Porre, ad esempio, come tri– stissima probabilitl1, nel caso scia– gurato di una terza guerra ruondia– le, che gli arabi continueranno « J'operazione finale >> della questio– ne ebraica lasciata incompiurn dal naz'ismo, oppure che gli africani ap– profitteranno dell'occasione per ster– minare tulli i bianchi che vivono nei loro territori, o viceversa che i bianchi del Nord-America finiscano con l'accordarsi in un'<coperazione finale» riguardo alla razza negra cli nazionalità americana, può sembra– re assurdo o per lo meno di pessi– mo gusto. Alla sensibiliti1 civile di un cittadino americano, tali suppo– sizioni potranno sembrare anche of– fensive: a lui, il ge11erous·ma11, che trattò quasi signorilmente - è do– veroso riconoscerlo - anche i più immeritevoli prigionieri di guerra. Ma se per somma S\'Cntura do• "esse assistere, come già da un pezzo sono periodicamente abituati gli europei, alla integrale distru• ziooe delle proprie città (e deve 1mr convincersi che alla « terza volta » il suo territorio non ?cstcrchbe pii, risparm.iato dagli orrori della guer– ra) chi può prevedere le conseguen– ze del << riseutimcuto colletti\'O »? La colpa dc"c pur sempre ricadere su qualcuno; e in tali casi è {acile tro\'are la ra::.::.(i m<1lcfica <:hc intral– cia il trionfo di una civiltà i comun– que ogni obiettivo, 4inchè è possi-

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