Volontà - anno XIV- n.8-9 - agosto-settembre 1961
il suo mestiere. La Legge non è una garanzia di libertà civiche, ma il << totem)> impenetrabile, insondabi– le; l'articolo della Legge, come la Sibilla cumana, dice e non dice. sì che il suo dire abbisogna di 1111 interprete: lui. Nei primi anni di carriera si tie– ne aggiornato: la sua biblioteca si arricchisce di codici di leggi an11ni– nis1rative in pii1 torni, di Tcs1i Uni– ci che ogni ventennio cercano di rag– gruppare la materia, di massimari del Consiglio di Staio o della Corlc di Cassazione, di riviste giuridiche, di manuali, di progetti di legge che il Ministro X o Y gli spedisce a1>· punto col suo biglietto da visita. Poi gli armadi cl'ai quali trabocca la scienza della Pubblica amminislra– zione vengono trasCerili in cantina, con la collezione delle Gazzette Uffi– ciali, migliaia e migliaia di 1>agine dal 1860 ad oggi, che ogni Comune è teuu10 a conservare, raccogliere, rilegare, alliueare, cusiodire: pagi- 11e, norme e 1>olvere. Talvolta soi-petta che il groviglio di leggi che innovano, si contraddi– cono, abrogano, si rimandano a vi– cenda, sia il diversivo di un Parla– Hlt'nto giocherellone o di una Divi– nità impazzita. Nel comune di .Mi– lano gli s1i1>cndi degli impiegati hanno un'accelerazione di scatto in base al comma di un articolo di un Decreto Luogolenenziale che egli sa non essere mai stato discusso, nè promulga10, nè 1>ubblicaio; citalo e tenuto in vita perchè a nessun be– neficiario conviene accertarsi sulla sua genesi e sopravvivenza. Tutto dunque è possibile: 1roppe leggi equh•algono a nessuna legge, l)erciò nei casi dubbi egli va a lu– me di naso. Ha compreso ormai che 470 le Leggi sono Cane in quel modo cd iu quella quantità per scoraggiare il cittadino che voglia rendersi con– to dei suoi diritti. Gli è lasciata, in compenso, la lusinga di scegliere o– gni quattro anni j suoi amministra– tori. Democrazia è governo di popolo, quel poco di greco che gli è rima– sto addosso dai banchi di scuola glielo conferma e1imologicamc1ue, e democratico è quel regime succedu– to alla tirannide fnscista. J1 Comu– ne, in nome della democrazia ri1>ri– stina1a, è come una casa di vetro .in cui tutt.i i cittadini, con pari diritto libcranlente entrano prr ossenare: controllare, criticare e dove occorra integrare a rimuo,•ere le 1 >agliu1.ze. La casa cli vetro che os1>ita il Fnn– ziouario, ha le lastre appannate di (uliggine ed incrinate cli stanchezza. Anni fa, 1945, non era così, gli sem– bra. Op1mre anche allora la casa di vetro era un mito a cui i ci11adini facevano finta di credere, comc- i sudditi pigri, intimiditi, conformi– sti, che nella favola applaudono ai mera\'igliosi paludamenli del Re. grullo che, viceversa, se ne pas~cg• gia fra loro osannanti, 1ronfio e nudo? Quanti cittadini salgono le scale del Municipio per sfogliare, come è loro diri110, i bilanci ed i conti con– sultivi e sindacare come si prevede di s1>endere o come sono stati spesi i soldi defluiti dalle loro lasche t·on le cartelle esattoriali? Quanti che spulciano i ruoli clellc imposte e procedono nl confronto fra i redditi dichiarati e quelli reali a loro cono– scenza, fra gli imponibili notificati e <1uelli concordati ed aggiustati con l'aiuto dei legali specializzati? E quanti seguono all'Albo Prelorio, lo
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