Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

La stessa potenza demografica - proprio <1uella che è così tenacemen– te diCcsa e incoraggiata dalle gerar– chie religiose - è un Cattorc nega– tivo per la religione. Il numero u... mono finisce col divenire inafferra– bile anche per la più massiccia pro– pagan<la: se non crea un vero e con– sapevole ateismo, sicuramente però fa dilagare una certa indifferenza, forse peggiore ( noi diremmo più ef– ficace) dcli' anticlericalismo di ,•cc• chia maniera. I graltncieli e i (a. lansteri soffocano sempre più i tem– pli; anche se <1uesti,numericamente, hanno ancora notc,•oli possibilità di a,•anzare. La silenziosa rivoluzione delle cose, anche se trac con sè <lual– chc fallore negativo, quasi sempre finisce col mettere in giusto e<1uili– hrio l'essenza dei ratti, e col dare anche una parlicolare ragione agli eventi e alle stesse creazioni del pen• siero che e1Tc1tivamente hanno so– spinta la sloria verso mèle 1>ositive e di reale progresso. Può darsi che il progredire sia qualcosa che sfugga di continuo a1la coscienza degli uomini; <1uestisareb• bero solo coscienti del loro cliutur• no affannarsi, dei loro esclusivi in– teressi. Comunque, riguardo a certe cose che sono piìi gra11di di loro - gli uomini si 1>ossono convincere o con una particolare e paziente ragio– ne,•olezza, o con la lenta ma conti– nua pressione degli e"enli; mai con la violenza, quando <1ucsta intende di sradicare in breve tem1>Oerrori o slrntifìcazioni 1>sichiche che in sè portano il peso d'interi millenni. In questi cnsi la violenza non può rag– giungere lo scopo, anche quando ha la sua base su <1ualche ,·alida ra• gione. Ci siamo un po' scostati dal no– stro argomento, ma non crediamo iun1ihnente. Cerio che non possiamo dilungarci su pro,•e od esempi di questo genere. Diremo in breve che il problema del disarmo se dovesse dipendere esclusivamente dalla \'O• lonlà deg1i uomini, vi sarebbe ben poca sp~rnnza di vedere distrutti gli armamenti. Lunghi secoli di 1>otcre autoritario, e di passività da parie dei sudditi, ci hanno ormai offerta una esnuriente esperienza. E queslo non per~~è la ragione uma1rn sia <1ualeosa d'inutile, un meccanismo mentale il <111ale,pur essendo ca1>a• ce di ele\'8rsi ad uno straordinario li– vello di astrazione e di f>Olere cul– turale, sia poi totalmente inabile di coordinare e di eon,•ergere verso un reale hCncssere tulle le creazioni del la,•oro e della intelligenza; ma per il [alto evidente che la natura uma– na è inclissolubilmcnlc legata allo stesso dinamismo dei fatti naturali, e che inevitabilmente de,·c subire il riflesso e le ripercussioni delle stesse creazioui del ln\'oro e dello spi– rito.1 L'uomo finora ha agii o come esclu– sivo provriewrio. come se le cose fossero inleramcnte .me; e non ha ancora chiaramente compreso che 1 Nel concetto di « ri,·oluzionc silcnxiosa » non inlcndiamo cerio di dare un M:llllO di inutilità II tulli gli sforzi combattivi cho ne.Ila storia hanno 11,•u10 il fine o lo scopo di liberare veramente la società e il pensiero da ogni 11 >ec.ie c li sc.hia,•itì1, e di auendc.re pacific.a1nc.111e che gli cn111i e.i facciano di• vcntare piì1 sag-gi, Non si lralla d'illu11raro un ti110 di nuova 11rovviden::o che le cose, in &è steMe, non po!IOnO avere; ma intli– c.are u.n:1 poaibili1à di progrH.90 pii1 fat• tiva e più ra:tionale, 435

RkJQdWJsaXNoZXIy