Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

cura ed unica difesa della civiltà. E' a1>punto il carattere, lo spirito e le particolari strutture della socie• tà che sono di grave ostacolo, ri– guardo la definitiva risoluzione del problema del disarmo; così come In prassi giuridica si tro, 1 erà sempre nelle còndizioni di revrimerc sem– plicemente, in quanto dalle stmttu– re soci:iTi ch'cssa è costretta a difen– dere non è possibile far scaturire - nonostante qualche lode,•ole sforzo - le energie capaci di debellare In corruzione e la comune dclin– <1uenza.1 Allora, si farà tristemente osser– vare, se la società si presenta come un circolo vizioso, è inutile s1>erare che il mondo disarmi; poichè non possiamo certo illuderci che le s1>a• rute compagini anarchiche, nella lo– ro azione e nel loro ·pensiero, possa– no imporsi ad un mondo massiccio e telragono che ba radici millenarie negli istinti piit sotterranei dell'ani– mo umano ... In un certo senso sembra pro1>rio che nòn sia pennessa alcuna speran- 1 A qucslo J)unto rileviamo che 111 nostra tesi viene n connrgcre con quclln di W. llcich, del 111111.le , grazie alla 11rcgevole col– labor:udone del J)roF. Luigi De Marchi, in– cominciamo ad a, ·e.rc una chiari, 1in1esi tld proforulo lavoro psicologico di 11ud valoroso 11tudiMOtuttora i111meno in una J>arlicolare "congiura del ,ilenzio • da 11artedel mondo culturale. Con,·ergenza nel &en!Oche se W. Reich giu!tamente ritiene che la ril!Oluzione del 11roblema i!CMuale dipende 1icura111e11tc dalla repressione delle istituzioni l!OCialiche conti11unmen1e ostacolano l11razionale honi. fic11delle forze erolico-psichiche, rileniamo JH•re che anche il problcn111 tic.I 1liganno dipende dalJn demolizione di t1uclle atrut• ture ,ociali che tendono li pcr1>e1uarc il sen.ro della guerra come ineluttabile n~iti, ,ociale. 434 za; ma la rivoluzione non è una pre– rogativa che può essere possibile solo alle masse umane: anche le cose sono rivoluzionarie, anzi esse 01>era– no la più silenziosa - e tutlavia possente e eonlinuu - delle rh•olu– zioni. In altri scritti abbiamo sostenuto che le rivoluzioni sile11::.iose tnl"olta sono più efficaci o raggiungono lo scopo con J)ÌÙ sicurezza di <1uelle aperte e cruenli, le <1uali spesso tra– scinano con sè un senso di beffa in– tlcfinibile. Non è facile afferrare e seguire nel suo espandersi nel tempo il la– voro com1>lesso e imponderabile di simili ril'oluzioni. Anzi, sotto un cer• to aspetto, non si presentano affatto con un carnttcre rivoluzionario; e sembrano piuttosto nm1>liare o rein• tcgrare le forze conservatrici; e solo con un esame pacato e profondo è possibile mettere in luce la loro a– zione sotterranea. Le istituzioni che vantano una particolare immu1t1bilitcì, come ad esempio lo spirito e le strutture che sono proprie delle religioni, non si rendono conto ( o forse meglio lo intuiscono, nhueno nelle loro perso• nnlitit più iutclligcnli, mn compren– dono af tempo stesso che non è pos– sibile arginare del tutto le crescenti marce degli C\'Cnti e del dinamismo sempre pili conq>lcsso della storia) o sembrano non a,•ere una chiara ,,j. sione della realtì1 in atto. Anche le is1ituzioni che si ritengono elcrne, come lullc le cose di questo mondo, devono obbedire all'incsor11bile pres• sionc del tempo, nllc leggi inclulla• bili della storia in <1unnto sintesi di umanità e di natura, sottostare alle parabole ,•i1ali proprie di tulle le cose e di tutti il pensiero.

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