Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961

Il problema del disarmo, inte@o non nel senso di un lergi\'crsarc par– ticolnrmeule politico-militare, ma M>J>ratu110sentito e diffuso come gentimcnlo proprio delle grandi masse, purtro1>po non si 1mò dire che iucida iu modo notc\'ole nello animo dei poJ)oli. Rispello alln grn– vità del problema e alla stessa po– tenza dcmogrnfìca in cnusn, non ,,a. le illudersi troJ>1>0: vi è unn im– J>ressionante indifferenza; pur 11011 mancando, qua e là, c1ualche pro– fondo interesse e note\'oli op1,ren– sioni. Tale indiffercnzn, d1l qunlchr stu– dioso di psicologia (soprntullo du quelli nncornti alle teorie psiconna– litiche) hu un profondo e so1terra– nco sig11ificn10.Per questi psicologi, gli armamenti 11011 servono solo 1>cr sco1>idi egemonia politico-economi– ca; mn pure - anche se <1uasi to– talmente incouseie - 1>er mire di essenza particolarmente psichica: ri.sen•e belliche che 1>resto o tardi serviranno a dare sfogo all'istinto di aggrcuività insito nella natura unrn– na (come d'altronde lo è anrhe nel– le nitre specie animali). Ln guerra, secondo tnli teorie, sarebbe una &or– la di v11lvoln scaricatrice di tulli gli is1i111i che la civiltà pii'1 o meno re- 1>rimedurante i 1>eriodi di pace. Di– falli in guerra a11ertn si 1>uò uccide– re e <listru&&ere n volontà; anzi più si uccide e si distrngge, 1>iì1si viene elogiati; mentre anche l'ucci– sione di un solo indi\'iduo, in tempi normnli, ci costerebbe assai cnrn• mc111c. Se è vero che certi eccessi com– piuti nei periodi bellici possono n. ,·ere s1rn11cichi giudiziari uel succes– sivo periodo di pace (ad c!cm1>io In condanna di <1ualche crimi11a/c di guerra) questo sen•e pii1 - forse in– consapevolmente - per dimostrare che il significato dell"uccidere sollo una condizione guerriera è ben dif– ferente dal signifi('nto f'he 1mò n,·c– re un delitto commesso in tcnq>o di 1mce. In un certo sen~ è uun sorta di pre"idenza giuridica alla a giu– stificare cticamcule )'01,erare della giustizia nei periodi normali. Co– mw1que divengono sempre pii, de– boli le tesi etiche - sopratutto oggi che la guerra ha ormai sorJ)assata la sua parabola logica, \'aie a dire che il vincitore non trO\'Crcbbe più nulla dn spogliare al vinto, nmmf'SffOche possa chiamarsi vincitore chi esce dal conflillo frncnssnto <11111,11.0 l'av– "enmrio - 1ali lesi, diciamo, non reggono pili, come in qualche modo pole\'ano reggere un tempo, nel vo. ler dimoslrare che esiste unn grande differenza morale dell'uccidere in guerra e dal togliere In vita in tempo di pace. Le guerre di\'engono tal– mente terribili da mutare ormai e profondamente il se.n o e il p;ipiifì– Calo della morte: non \'i è pili unn morte nobile od eroira, chi" sin le– gata ad un con0i110 mondiale. ma stermini inauditi, massacri F-Onza nome ... Le prove che presentano le teorie suaccennate per con,•alidarc le loro tesi, si basano appunto sull'accen– nala ed impressionante indifferenza popolare, circa l'inlerc.!lsa~i dello angoscioso problema del disarmo. In altri termini, se nell' « inconscio collelli\'o » 1 fosse vrrnmenlO radi- 1 Il termine (' 1lm 1 u10 nl fo111050 p~irologo C. C. Ju:-.c. Vedi pure il 1110 i11tcre55an1e la,·oro: Il problema 1/ell" iriC'Onado nello psicolo&io m0</erna • Einaudi . Torino. 427

RkJQdWJsaXNoZXIy