Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961
proprietari. Di questi proprietari, 590.000 possedevano meno di un Cl• taro di terreno, piia che insufficiente, per il soslentamcnto della famiglin; 527.000 proprietari possedevano da 1 a 5 cuari che, generalmente, a stento arrivano al (:abbisogno fami– liare; 142.000 possedc\'ano da 5 a 10 ettari, sufficienti al soslcntnmento della (amiglia. Brevemente: tro 2 mi– lioni di contadi.11i solo 142.000 ave– vano terra sufficiente per poter \'i– "erc. ln <1uasi tulle le province spagno• le ,,'cm un'Rllra c111egoria di pro– prieti,, specialmente nella Castiglia, Estremadura e Andalusia, con mille poderi da 1.000 a 5.000 eltari. Vari poderi del genere a1>partenevuno ad un solo proprietario. Vi era un pro– prietario con più di 40.000 ettari la maggior parte incolti. Nella provin– cia di Siviglia vi crnno 49.000 el– rn.ri dedicati all'allevamento elci to– ri, e nella pro\'incia di Cordova 87.000 cuori utilizzali esclusivamen– te per le ba1tute di caccia. Jlnmcn– se porzioni di territorio si impie– gavano 1>erfornire le corride di tori o per i dh•ertimcnti dei prOJ>rieta– •i e dei loro amici. Mentre i giorna– lieri, i fitta,·oli ed i piccoli proprie– tari mori\'ano di fomc o eruno co– stretti ud emigrare lasciauclo metà della Spagna deserta. La ricchezza forestale è tarata dal– lo stesso morbo. Un economi sta, Elorricta, scriveva: « Ton arriva a 5 milioni di ettari la parte alberala. Venti milioni di ollari sono lasciati nella desolazio– ne pili nera, senza un albero. Que• sto numero indica lo stato di mise• ria e Ji abbandono, spiega tut– ti i Fcgrcti dell'emigrazione, della miseria, dell'irrci;olarità dei fiumi e 406 il carattere dei nostri conci11adini ».• Alcuni studiosi spagnoli cercuooo di po.rre rimedio al latifondo, spe• ci11lmente nel secolo XVIII. Tra CO• storo citiamo Campornanes, Fiori• d:iblanca, Aranda, Jovellano. Sol• to il loro im1n1lso si tentò di CO• Ionizzare i deserti della Sierra Mo– rena con spagnoli, tedeschi e fiam– minghi. Vi rurono anche nitri pro– getti, ma per realizzarli occorrC\'a superare molle difficoltà. Per por• larli a termine si chiedevn ai pos• scsso1·i cli beni terrieri in mano mor– ili a vendere le 1>ropric1à inallive, O-altra parte si proibirono i mag• siora5c/1i, e si proibì al clero l'ac• quislo di 1>ii1 proprietì1. L'istituzione del maggiorasco è antichissima. Si iniziò con il celo medio. Il celo medio ha sempre de– siderato di imitare In nobiltà. U m.aggiortisco consiste nel non ripar– tire i beo.i dei genitori tra tutti i fi. gli, per darli per intero al figlio mog• g;iore (primogenito) a condizione di 11011 ,,end eri i. li maggiorasco fu un nhro fattore cli concen1rnzionc lati– fondista. li primogenito, o maggio– rasco, cercava di unirsi in matrimo• uio cou una donna <li pari condizio– ni, così da verificarsi, dopo alcune generazioni, l'accumulo di J>ropl'ictà nelle rnani cli un solo padrone. I fratelli diserednti cercavano fortuna in oltre attiviti1. Alcuni nella poli- 1ica, altri ncll11burocrazia dello S1a– to, nllri ancora nella carriera ccclc– !!instica o nell'esercito. L'istituzione del maggiorasco (u sanzionala dai re callolici. Fu proi• bitn da Cnrlo TI[ e dni goverui lihc- • Cita da Agustin NoguC Sardà - IM problcma11 d~ la produccion airieola espo- 1ioln - BucnM Aires, 19<13.
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