Volontà - anno XIV- n.7 - luglio 1961
menti. La riforma di Augusto non bastò a correggere tanta ignominia. Torme di funzionari piombavano con la missione di fissare le imposte ai coltivatori secondo un inventario grossolano della rie~hezza patrimo• uiale. Tali Junzionari, o censori, misuravano i campi e contavano gli alberi e le piante, registravano gli animali e, co11 essi, gli uomini. In base a tali criteri la classificazione delle proprietà e dei raccolti era a discrezione del censore. O{:,'lticapo di bestiame, o persona, era tassata per una certa somnut. E bisognava pagare per esse fino a che morivano. 2 I colonizzatori romani furono i primi agenti del latifondo spagno• lo e del calamitoso regime della pro– prietà del suolo. I funzionari ro– mani si attribuirono gnmdi proprie– tà nei territori occupati, situazione aggravata anche dall'incorporazione definitiva della Spagna uell'impero romano. Tra gli spagnoli aborigc• ni esisteva, da tempi immemorabili, una tradizione collettiva dello sfrut• tamento agricolo. Il collettivismo a– grario era la forma cli s(ruttamenlo tradizionale tra i nuclei 1>rimitivi di contadini, secondo quanto ha potu• to conformare Joa<1uin Costa in uu abbastanza documentato libro. 3 Lo stesso Costa così descrive nel suo li– bro - prcudendo a lestimone il grande economista Uarael Floranes - la forma di vivere e di lavoro collettivo degli antichi agricoltori del nord-es1 della penisola: « Le disgrazie e la felicilà, la buo• 2 i\lollesto l.afoenle - 1/ùtoria de E– spa,ia - Mollrìd. J Jooquin Costo - Colectivismo agrn,io e11e Espa,ia - Amerìctilec Buenes Aires 19H. 402 na e la cattiva sol'le della terra, la fortuna avversa o favorevole, la buona o la cattiva annata, in una parola, tutti gli infortuni del cielo e della terra erano divisi tra tutti i membri della comuni!i't in modo che il danno toccato al singolo era minimo. La comunità intera soppor– tava queste vicissitudini e lavora\'a sodo per recuperare il perduto, cosi come partecipava alle cariche pub– bliche o alla di!esa comune del ter• ritorio e degli interessi generali del– la comunità. Che delizia vivere a quei tempi! Come non pensare ai vantaggi di quei giorni in cui si go– deva, e si avevano i mezzi veri e reali per farlo, nonostante le opi– nioni di Aristotele e di tanti altri falsi filosofi e politici che ci hanno ingannati col dire che se non <'si. stono la 1>roprietà e il potere l'uomo non a,•rebbe alcuna spinta, o inte– resse, per lavorare e pro;;redire? ». 1 Visigoti, invasori della Spagna al principio del V secolo, furono i fondatori della monarchia e della nobiltà spagnola. Essi convertirono in serviti1 la sehiaviti1 ereditata dai romani. Invasa la Spagua la divise• ro in tre parti: due per loro e una parte per gli spagnoli. Le proprie• ti:1 di questi ultimi erano soggetti a forti dazi. I Visigoti, per maggiore comoditil del loro apparato di do– minio, si convertirono molto presto al cristianesimo. La conversione di Uicaredo (u, in verità, un patto di collaborazione Ira lo Stato e la Chie– sa a danno del popolo, come fu per la conversione di Costantino. In ,,jr. ti1 di tale patto la Chiesa spagnola ricevette, in proprietà, vaste esten• sioni di terreno al fine di otlencre rendite favolose. Fino ad allorn le Chiese ecl i conventi vivevano pre-
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