Volontà - anno XIV- n.4 - aprile 1961
gioe. Già nel periodo utopistico ci troviamo di fronte ad una grande molteplicità di idee, dottrine cd esperienze, tutte accomunate dalla tesi che ]a questione operaia doveva essere risolta non conservando ma cambiando In società capitnlistn; tuttavia sarà facile vedere in tutta questa molteplicità due soli motivi fondamentali: il motivo utilitario e<l il motivo etico. Alcune di quelle doltrine o atteggiamenti erano in– fatti mosse da considerazioni di ca. l'ntlere empirico, altre invece da idee umaniste, le pri,nc ponendo principi di 1ecnica sociale, le altre principi universali di vita umana. Il riferimento concreto che ci afo. la a distinguere l'una sorgente dal– l'altra ci vien dato proprio dalle due maniere fondamentali in cui vien risolta la <1ucstioue operaia. Gli o– perai han sempre lottato contro il padrone per non essere maltratlati e malpagati, ma Gn dalle origini v'è J"opcrnio che mira unicamente ad un buon ~alario e quello che invece mira all'abolizione del salario e del– In condizione proletaria. Per le scuole o dottrine mosse da criteri u1ili1ari, la classe operaia rimane come tale anche dopo la rivoluzione o trasformazione del capitalismo; farà parte di una società organizzala secondo ragione, avrà una retribu– zione giusta, secondo il merito, non soffriri1 pili miserie e vergogne ma rimarrì1 come classe soggetta ad al– tre classi che la dirigono. Si tratta in questo caso di un mutamento esterno riguardante la forma cli pro– prietà e i cri1eri orga11i;,;za1ividella produzione, mn la classe operaia ri– mane ogge110 e s1ruruen10 di que– sta produzione, alienata dalla ric• chezza che produce. Per coloro in- 200 vece che erano mossi da principi umanisti, si trattava di un mutamen• lo intrinseco della vita operaia, chiamata ad abbattere le barriere di classe e promuovere una società retta dalla solidarietù umana e non dal dominio di pochi. Costoro non si 1>roponevano soltanto di mutare alcuni aspetti irrazionali dell'econo– mia ma i 1>rineipi stessi della vita e della convivenza umana e la que– stione operaia nella società futura non poteva essere risolta che con la so1>pressioue ciel sistema salariale e del proletariato. L'at1eggiamen10 utilitario fu in– terpretato so1>rntutto da nna scuola notevole per la sua chiarezza teorica e per il valore delle sue opere: la scuola cli Saint-Simon la cui enun– ciazione di una società· statalizzata <-d articolata sulla gerarchia tecnica cd anuninistrntiva acquista oggi un sa1>ore profetico. Fra le idee umaniste che afl'1·on– tnrono la questione operaia affluì l'idea anarchica, la cui rivolta con– tro lo stato con il primo sorgere della resistenza operaia non fu più soltanto un fatto individuale ma un fatto societario legato all'cmanci1,a– zione del proletariato, che rendeva sloriearnente possibile la sconfitta dello stato e la sua eliminazione dal– la società. 1 ei riguardi della que– slione operaia, nella stessa dirczio– uc delle idee anarcl1iche si move– vano altre do1trine; v'era la scuola di Fourier che partendo dalla rifor– ma dello scambio e della distribu– zione dei prodotti arrivava nelle sue conclusioni finali alla elimina– zione delle classi in ciò ch'essn chia– mava - l'nrmonin universale. - Bisogna poi citare la scuola di 0- wen che con esperienze direlte voi-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy