Volontà - anno XIV- n.1 - gennaio 1961
gli imbecilli )), quello delle elezioni si !)Otrebbe definire « il gioco delle beffe sociali >>. Fatto com.pinzo è ogni atto dello Stato che pone il popolo di fronte ad una sorta di dilemma. Fatti com– piuti sono le dichiarazioni di guer– ra, le inflazioni monetarie, i mono– poli, le leggi ca1enaccio o comun– que tulto ciò che viene imprevisto e quasi sempre irrazionale per il mon– do che veramente lavora. Durante le campagne elettorali tutti i partiti hanno ottime intcu– zioui e programmi impeccabili. Poi se tulle le promesse non possono es– sere manlenutc, la colpa non è mai precisabile nella sua origine: divie– ne una specie di searicaharile da un partito all'altro, un palleggiarsi di responsabilità che in definitiva disorienta e avvilisce. Ora anche un governo equilibrato, nel senso che lo intendono quella specie di elettori che abbiamo ac– cennato, non è affatto una garan– zia contro il fatto compiuto. Un (orte aumento di spese mili1ari, ad esempio, oppure la decisione di co– struire bombe atomiche, sono pos– sibili lo stesso anche i11 una demo– crazia equilibrata. È vero che con uua certa libertà di stampa e di parola si possono benissimo criticare simili fotti com– piuti; ma l'nuncco, in fine, si ridu• t.:e ad una violenza puramente ver– bale, o tutlalpiù sfocerà iu un pn– gila10 parlamentare. E la soddisfa– zione del povero elettore è analoga a quella dell'ahrcttauto povero pe– done che attraversa la strada sullé s1riscie di cosidelln precedenza, ove se non sta pill che attento lo man– dano lo stesso all'altro mondo; pe– rò se ne andrà con la ragione. E 40 qncsla è sempre pro1)ria anche del– l'clet1ore, ma sempre e solamente in teoria. Intendiamoci subito: con <1uesto non inlcndiamo di affermare che tanto vale a vivere sotto una ditta– tura <1nau10sotto ad una democra– zia di diverse idee. L'anarchismo sa benissimo apprezzare anche quelle mngl'e liberli1 che si possono olle• nere sotto un regime coside110 de– mocratico; anzi - cd è superfluo il dirlo, le riteniamo senz'altro in– dispensabili. Il senso del nostro ra– gionamento non verte verso una sn1lpostn i11utiliti1 di tnli concessio• ui in quanto tali, ma sul fatto di u• 1ilizzarle soltanto come schermaglie puramente politiche, senza alcun fondamento costruttivo circa il be– nessere comune e circa la fattiva ri– soluzione dei problemi sociali. La libertà cli parola, usata in que– sto modo, non fa certo JHmra alla classe che domina. La teme sohan– lo quando può essere seguita da <1ualche azione diretta che effettiva– mente realizzi lo spirito di tale li– bertà. E questo non significa che ad ogni liberti1 debba necessariamente seguire uua vera e propda rivolu– zione. Si potrebbe tramutare lo stes– so tante cose, anche con uua paci– fica avversione verso Lutto ciò che oslncola il libero sviluppo delle co– munità. Diremo pure con una sorta di ,, non violenza » profondamente tenace, e tuttavia capace <l'incidere tinche nelle pili resistenti stratifica– zioni della soeielà umana. D'altronde le vel'e rivoluzioni so– uo i:dquauto ro.re. L1 un certo senso è lecito affermare che il progresso è una specie di fine uon voluto; qualcosa che s'impone uonostanle la domiucmtc volontà negativa del
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