Volontà - anno XIV- n.1 - gennaio 1961
Niente da fare; il regolamenro prescrive cinque ininuti di sosu(e lui la multa non la vuole prendere, per la nOStia bella faccia; dovevah10 par'~ l'ire più presto; chi non lo-sa che quando si va alla stazione bisogna ntuo– versi in tempo ... ? Alza le spalle e va avanti a fumare; la ragazza comin– cia a eccitarsi, grida, gesticola; il conduttore non risponde piì1, lascia solo passare il tempo stabilito. Poi, quando riparte, è un altro uomo [fors,,-:; che lei gli abbia promei,:so qualcosa?] attraversa piazze e viali di mezza Varsavia a tutta veloci1à, salta le- formate come un canguro impazzito e ci deposita, alle undici e venti, a duecen10 ntetri dalla stazione. Maratona finale e vittoria; corro anch'io per gustare la scena; hanno tre minuti di tempo per get1a1·e i bagagli attraverso i finestrini, a cacciarsi sul va– gone strapieno; dei posti prenotati pil1 m:ssuna traccia; ci penseranno dopo, a conquistare anche quelli. Eclek e la ragazza mi fanno compagnia, al bar della stazione, sino all'ora del mio treno. Ora sono tranqui!Ji, però « grazie a quel cretino d'w1 autista, quasi perd'evano il treno>>; ordinano panini, caffè e birra, di quella buona, cecoslovacca; una bo11iglia anche per me, per il viag– gio; tento di pagare, è impossibile; ci pensano loro, mn raccomandano al cameriere di intestare il conto al solito ente, via tal ·dei tali, per due prime colazioui; e non mi lasciano muovere che dieci minuti prim~ delln partenza. Cliicdo a Edek dove sia il posto che mi ha riservato; mi rispon– de che non ha fatto in tempo, che non ce n'erano piìi, rua di non dirlo a lei, che gli ha dato i venti zloty (500 lire). La ragazza, che non capisce il russo, mi spinge verso la carrozza dei posti prenotati, si meraviglia che recalcitro, n~j Jlà del pazzo perchè salgo su un'altra vettura, scuote la testa in segno di desolata compassione. Dal finestrino, in inglese, prometto di spiegarle tutto a Milano, quando verrà a tro,•urmi. « Non sei arrab– biato con me, se non sono stata una brava guida? » « No, cara, no ... sei tanto bellina; ciao, ciao, arrivederci ... >>. Gli ultimi due giorni li avevo pas~ali, quasi interamente, con Edek; di sera sino a tardi a chiacchierare, mattina e pomeriggio a girare per Varsavia. Passando davanti al palazzo del governo, non lontano, dal luogo dove eravamo alloggiati, lo sentivo come raggelarsi dentro, guardare l'edi– ficio con un'indifferenza astratta e ostinata, quasi fosse un'istituzione del– l'altro mondo e lievemente accelerare. Poi l'università; una decina di pa– diglioni in mezzo a un ampio parco; all'ingress'o una lapide con un ceu- 1inaio di nomi di professori eliminati dai tedeschi all'inizio della loro opera di purificazione culturale; qualche coppia triste, e In nostra sosta · obbligata, su una panchina, a scambiarci brani di poesia. Edek traduce ogni verso dal polacco in russo, io dall'italiano in francese, per non {ar perdere all'~ltro la consonanza con la lingua pili vicina, pili nota; lui autori contemporanei, squisitamente lontani dnl realismo socialista, io In roba di scuola: Dante, Ariosto, Foscolo, Leopardi, D'Annunzio, piì1 Mon– tale (Edek ue conosceva le versioni polacche, ma voleva goderne il suo– no vivo). 19
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