Volontà - anno XIV- n.1 - gennaio 1961
noi come facciamo n tornare a casa? Beh! c'è il ba11cllo, spendiamo po<·o e ci godiamo il panorama ... A Varsavia, l'ul1ima sera Edek, e la sludcntcssa che ci ha fatto da 1tt1ida e da responsnbile di gruppo duronte il breve soggiorno vars{lvinno (gli altri polacchi eran ripartiti il giorno prima, incredibile ma vero, pro• prio per fiume), vogliono fare una piccola festa d'addio. Siamo nella ca.sa dello studente, sono le olio, fuori piove e il treno per Berlino, che tulli gli stranieri debbono prendere (me escluso) parte alle undici e mezzo; c'è tempo, e poi con qualche ta:tiusltka alla stazione ci si arriva in venti minuti e costa solo dieci zloty (250 lire) per macchina; ce ne sono sempre !ante; ne occoi:rono sei, con tulli i bagagli che abbiamo; anzi ci sono anche i camioncini a tariffo, dove si possono sbattere tutte le valigie. co,-ì si risparmia ... Bene, bene, adesso andiamo a comprare da bere. Usciamo, Edek ed io, sotto la pioggia; lui felice, io meno, perchè nelle scaq>e mi passa l'acqua; però immagino che la ragazza mella a po– sto l'affare dei tassì, con qualche telefonala o andando al posteggio a pre– notarli; e poi io J)ftrto all'una meno un quarto, perciò viaggio sul sicuro. Siamo una quindicina, quindi almeno cinque bottiglie, e del vino mi• g.liore: centotrenta zloty (3250 lire), con uua nota d'addebito, in calligra– fia, ad un determinalo ente (forse turistico, da cui dipende la noslr:t guida), per esser sicuri del rimbon;o. Torniamo; si prepara, nella mensa, una bella tavolata; si brinda, con qualche discorsetto semi-ufficiale; si chiacchiera, si ride; finchè alle dieci e un quarto qualcuno propone di cominciare a muoversi; prima però svnrecchiamo c rimettiamo in ordine i tavoli, perchè così era stato promesso alle inseiwienti, in cambio del permesso di festeggiare. finalmente usciamo tutti, ritardatari compresi, ciascuno carico di due o tre fardelli; davanti all'albergo nessun mezzo; dopo duecen10-trccento metri, imprecando e sudando, arriviamo al posteggio: assolutamente de- 8erto. Dieci minuti d'attesa, anche per aspettare chi è restato indietro, gravato da troppi pesi; poi alla fanciulla viene in mente che nou lon– tano di li c'è la fermata di un autobus che porta nei pressi della stazione. Altra faticata e nuova i;osta; discussione fra i nostri polacchi e qualche passante, se l'ultima corsa per In stazione sia già passata; probabilmente no, ma forse sì; non c'è che stare a ,•edere; <1ualche auto pubblica al• traversa la bella piazza, alla quale sembriamo radicati, ma naturalmente è occupata. Però abbiamo ancora fortuna, il terzo autobus è il nostro, si caricano i bagagli, riparte. Marcia bene ma un poco lentamente, per il • nostro gusto, e dopo una decina di minuti si ferma, a una specie di ea– poJinea intermedio; sono le undici e !lette, la tensione nervosa è alt.issima, J>articolarmente in coloro che hanno il biglietto collct1ivo, sino a Parigi, assieme a quelli del gruppo di Koobrzek; eccetto in me che ho tempo da bu1tarc, quindi osservo i compagni con l'inumana, stupida tranquillità dello 1>sicologo di fabbrica. La ragazza si avvicina al conduttore e da1>· prima gli parla con calma, gH spiega per benino, quasi pregando, come siano messe male le nostre cose. l8
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