Volontà - anno XIII - n.12 - dicembre 1960
vogliono. Personalmente, avendo studiato un poco di polacco, ho espcri• 01entato con successo che il modo migliore di farmi comprendere era di osare il russo, caccinncloci dentro tutte le parole polacche che sapevo; ~1reci1>roco di ciò che facevano solitamente i miei interlocntori, che man• tenevano nel loro russo ogni parola polacca che non sapessero tradurre. Verso le dieC'i, fallito anche l'ultimo tentativo di aver contatti con l'Unione della Gioventù Rurale, telefonando alla segreteria nazionale di Varsavia, decidemmo di cercare una solmdone, rivolgendoci alle autorità j>iù vicine: siamo ospiti dei polacchi, ci pensino un po' loro a sbrogliare Ja situazione. Un soldato, al quale io chiesi (memore dell'Italia fascista) dove Iosse il P.C. di stazione rispose che non c'era (ma poi ci dissero che esisteva); all'ufficio infornrnzioni, nesmno sapeva nulla; sinchè capi• tammo, il capogruppo cd io, nella .Direzione Movimento, e dopo aver pas• fòatoun paio cl'impieg:Hi, dal capo, che parlavu tedesco e fu il nostro sai. vatore. Spiegata la situazione, insistendo snl fatto che non sapevamo dove andare e non avevumo uno zloty, interrotti dalle sue esclamazioni di sor• presa, di scandalo e di compassione, in un paio d'ore la situazione fu risolta nel migliore dei modi. 'feJefonò a Danzica e a Bydgoszcz, non so a quali e a quante organizzazioni, finchè ~coperse che il nostro campo aveva luogo a Mogilno, una cittadina in provincia di Bydgoszcz; al mini– .fitero delle comunicazioni di Varsavia, per l'autorizzazione a farci pro. ~eguire gratuitamente; a qualche pezzo grosso del Pai·tito Operaio (RC) di Poznan, per aver il pCl'messo di farci pranzare al ristorante d·clla sta– zione, con addebito alla Gioventìt Rurale, responsabile dello « scandalo »; infine ci assicurò che a Mogilno avremmo trovato due autocarri, pronti a portarci sul luogo di lavoro. E così fu, o quasi. Il ristorante della stazione di Po.man consta di tre fiale: un locale di seconda categoria, self service, bene arred"ato, pulito, <:on gli sgabelli alti, all'americana; una sala di prima categoria, dove <,Ì è serviti a tavola, si mangia meglio e si paga di più (qui ricevemmo il Jauto pranzo); pii:1 una sale11a separata, per comitive e pezzi grossi. Ma <:iò che mi ha stupito, in questo ristorante e in molti altri, visti successi– vamente - come nel vasto e fre<1uentatissimo &elf service in uno dei corsi 1>iù belli di Varsavia, la via di Gerusalemme - è il gusto dell'arreda• mento, sopratutto dei colori alle pareti: una modernità esuberante e stram• palata, 1mo spreco di colori forti, a s1risce rosse gialle nere blu, come buttati lì di corsa e tutti insieme, per arrivare in tempo. Complessiva– mente, un'impressione che sconcerta UH\ non dispiace, sopratutto se si paragona questo gusto con quello degli ahri paesi socialisti, dell'URSS in particolare; dove i ristoranti variano da specie di mense aziendali aperte al pubblico, a mezzi musei di fine ottocento, a linee pesanti, massicce, tau poco tristi. Alle tre del pomerigg.io, appena formato il treno per Bydgoszez, il nostro salvatore ci fa aprire una carrozza, ci sistema in due scomparti– nienti e ci saluta; ringraziamenti a profusione da parte nostra, promesse di cartoline da tutte le città del mondo. Però quando arriva il momento 711
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