Volontà - anno XIII - n.12 - dicembre 1960
,glie, in quel periodo di dissoluzione generale, sono uscite dalla coope– rativa. Adesso vorrebbero tornarci, ma siamo noi che non le vogliamo, perchè hanno poca terra e sono tante bocche da sfornare, mentre noi, in questi tre anni, abbiamo lavorato sodo: costruito dieci edifici nuovi, ri. parato i vecchi, rimesso in ordine le stalle, acquistato altre macd1inc. An– che la sala per le riunioni generali è nuo, 1 a e molto bella; era lì che vo-– levamo invitarvi, mm sera, ma poi abbiamo dovuto riempirla con una parte del raccolto. Cerchiamo di fare tutto da noi, con i nostri risparmi, senza ri– correre al credito~ che e caro; com1>riamo soltanto i materiali e poi tutte Je opere, di muratura e d'installazione, le facciamo da soli; così quel pagliaio ci è costato metà che se l'avessimo ordinato fuori. Mi hanno -fatto presidente perchè non c'era nessuno, che conoscesse bene la terra qui intorno, quando i figli del vecchio padrone se ne sono andati; in un primo tempo erano rimasti a lavorare con noi, ma c'erano sempre malintesi e grane, senza colpe apparenti; adesso uno fa l'autista, l'altro è direttore di una fabbrica: sono contenti loro, siamo coutenti noi. lo sono nato qui, 50 anni Ia, ho fatto soltanto le scuole tedesche (a scrivere in polacco senza tanti errori l'ho imparato soltanto in questi ultirui anni); durante la guerra ho lavorato in Germania, sempre in campagna; qucst'nltr'nnno ci tornerò, n rivedere la famiglia pres!lo cui lavoravo, che mi ha invitato tante volle; e poi voglio dare un'occhiata alle macchine, quelle tede– sche sono le migliori che conosca i l'Oi risparmi della cooperativa, forse potremo importarne qualcuna .... » I tardi pomeriggi e le sere di libertà individuale, le passavo, a l\fo– giJno, passeggiando per il parco, lungo le rive del lngo, per le vie del paese, sino a finire al cinematografo, oppure, più spesso, nel caffè prin– cipale; dopo le dieci e mezza, l'unico locale aperlo era il bar della sta– zione, luogo di ritrovo prediletto dai compagni polacchi del campo, evi– tato dagli altri. Le due ultime settimane, più frequenti gli inviti, n qual– cuno o a gruppi di noi, in case private: del medico, clell 1 nrchite110, d'el capo dell'ufficio postale, clell'ingeguere, del maestro che dirigeva la no– stra mensa; e anche di famiglie che non sapevamo be.ne chi fossero; e la libertà era tanta, n volte, e cosl irruente, da sconcertare. Ma, inviti a parte, non c'era molto da vedere, o da dh,er1irsi 1 a Mogilno; comunque, ecco qualche ricordo e qualche annotazione. Molte le case in cosl.rn_zionc, villeltc di sci-otto vani, con un breve giardiuoi costano sctt.nntnmila zloty (J.750.000 Jire) a chi sia membro di una cooperativa, il doppio a un privato. 1 nego:i, nppnrentemc.nte trop– pi per un paese come Mogilno, so.no in maggioranza gestiti da cooperative e il loro nspett.o è molto vario; vetrine decrepite (coi vetri incrinati)y che mostrano un vassojo di pere, due sca1ole di legumi in conserva e un andirivieni di mosche; edicole in legno, mostre di mercerie strapiene di oggetti; accanto a una libreria va!lta e rifornita anche di pubblicazioni C• stere, e a un moderno sei( scrvice, ip. cui si trova di tullo, dallo champagne all'aleatico, dalle sigarette ci11esi a quelle americane, dalla pnlmolive inglese allo shampo francese. 731
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