Volontà - anno XIII - n.12 - dicembre 1960
zionale, cc la pagano di pii1, dnecentoquaranla zloty al quintale [6000 lire]>>. Quanto ci fosse di vero nel reddito nello da lui denunciato, di pru– dente reticenza, o di amplificazione dettata dall'orgoglio e dall'amore per il suo pezzo di terra, non ho potuto capire; tuttavia, prendeud'o la cifra come probabile (e lo è) si può dedurre, con qualche calcolo grosso– lano, questo confrouto: 40.000 lire per ettaro, nell'impresa a conduzione familiare, meno di 20.000 nell'azicuda statale; 10.000 lire per ettnro-per– t:-oua nella prima, 3.100 nella seconda. Ma - contenuto e credibilità a parie - era interessante e divertente il modo con cui parlava: un russo talmente strapieno di parole e di giri di frase polacchi, da far fuggire inorridito, tracciando nell'aria gesti <li disperazione, Edck, quando lo sen– tiva; un russo che riduceva « piano », secondo la regola generale polacca, tutte le parole, eccetto pochissimi casi: nei quali l'accento si posava vio– len1emente proprio su quell'ultima sillaba, che nessun abitante dell'URSS, in condizioni normali, avrebbe mai accentato. Oltre a questi polacchi, compagni di lavol'o e interamente partecipi d'ella vita comune, c'erano gli nddetti all'organizzazione e ai servizi, pre– senti soltanto di giorno, o saltuariamente: il segretariQ nazionale della Unione della Gioventl1 Rurale, funzionario preparato, a11ivo e intelligente; uno dei segretari di Bydgoszc:t., <'Ome responsabile finauziario; e il segre– tario della sede locale di Mogilno; nella quale ho visto una bandiera della associazione cosi simile a uno stendardo di processione cattolica cla {ar paura e rabbia: spessa e pesante come un'imbott.ita, gelosamente conser– vata in una fodera bianca; da una parte le iniziali ricamate in oro, dal– l'altra 1mo stemma alto due dita (tutto 1avol'O a mano, si sono affrettati a spiegarmi con fierezza, ordinato a Varsavia e pagato 450 zloty, pari a 11.250 lire!). luoltre un insegnante della /.!Cuoiaelementare dove eravamo a1loggiati, con funzioni di direttore <li mensa: sicmamente la persona più onesta d'ello « stato maggiore» (come noi chiamavamo questo gruppetto impo– stoci dell'alto, sproporzionato alle necessità del nostro campo, di gente che non lavorava con noi, fuori); e il custode de1la scuola: preoccupato di chiudere le porte delle camerate, appena uscivamo per il lavoro e... di farsi una collezione di matite automatiche, penne a sfera e stilo, di tuo– dello occidentale (con stupore e proteste di alcuni, ma non mie, che mi sentivo tanto in patria; e con molta buona volontà di risarcimento da parte dei responsabili polacchi: una bruuu matita - comunque la mi– gliore acquistabile nella cartoleria di Mogilno - per una bella, italiana; una buona stilografica cinese, per una Parker). Infine due cuoche: vitto buono e sufficiente, quattro volte al giomo: alle sci e mezza, alle ulHlici, alle quattro (il pranzo vero e proprio) e alle sette; a base di uova, for– maggio, marmellate, burro, salsicce, carne, patate, pomodori, con latte, té, malto; unico piatto strano ma nou sgradevole, le minestre di frutta, ser– vite fredde o calde; pere, mele, pesche, fresche o conservate, nella loro acqua e gli spaghetti, cotti a parte, sbriciolati dentro. t stato l'unico 718
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