Volontà - anno XIII - n.12 - dicembre 1960

ziouale sta pro1Hio nel permettere ai volontari di fare un lavoro diverso da quello abituale al di Cuori di qualsiasi forma di competizione; dove t'impegno di ciascuno è soltanto quello di lavorare otto ore al giorno, se• condo le forze e la coscienza individuali. Comunque i due giovani si sono pret-to acclimaluti al nuovo ambiente lavorando seriamente ma non troppo; e sopratutto trascurando il loro incarico politico: solo qualche dono (una bwdiera a pallone) ai gruppi giovanili delle aziende agricole ufficiai• mente visitate; la valigia di propaganda vuotata soltanto l'ultimo giorno, per non riportan,i indietro uu peso inutile; e il materiale - opuscoli e album farciti di slogan di fedeltà allo stato e al partito; enormi fotografie di miracoli dell'emulazione socialista, processi(lni di lavoratori cino-bul• garo-sovieto-corcani, ecc. ~. abbandonato lì su un tavolo fra le cose da gettare. Il terzo tedesco, già cltte la trentina, proveniente dalla Repubblica Federale, era il più preparato, il piÌI ricco d'espcricnze (e forse il più intelligente) dei volontari del campo: agronomo, aveva lavorato come brac– ciante in fattorie private degli Stati Uniti, della Svizzera, della Francia e preso parte a uamerosi campi di lnvoro internazionali, passando due anni interi in Juclia; così che le sue clomandc, durante le nostre visite alle aziende agricole dei dintorni di Mogilno, erano le più precise e le pili adatte per comprenderne la situazione e il grado di efficienza. Ma come è vero per il 90% dei giovani allevati nella Germania di Adcnauer, anche <1uesto - comprensivo, umano e naturalmente democrntico nei rapporti personali e nelle valutazioni politiche correnti - non sapeva quasi nulla di ciò che avevano fotto i suoi compatrioti. sotto la guid'a del Kaiser e di Hitler, in casa loro e fuori, sopratutto in Polonia. Raccontava delicati epi– sodi di prigionieri inviati a lavorare nelle fattorie tedesche e trattati così bene, che persinp mangiavano alla stessa mensa dei padroni (come vuole l'equa, antica tradizione locale); si commuoveva incontrando un vecchio orgoglioso di aver imparato il tedesco da piccolo, a scuola; senza capire che quell'uomo vi ern stato obbligato, perchè l'insegnamento in polacco (Cuorchè per la religione) e persino i giornali (esclusi i bollettini par– rocchiali) erano proibiti dalle autorità di Berlino; senza una parola di disapprovazione per tutti i campi di concentramento, per i massacri as– jò:;urdie inutili operali dai tedeschi (eppure le tracce e il ricordo erano vivi e presenti, intorno a uoi); con la comoda affrettata giustificazione che la guerra è guerra e tutti hanno fatto lo stesso (la quale, proprio per la Germania, è meno utilizzabile). A dire il vero, l'educazione e,ocialista dei giovani dell'altra Germania, pur con la sua rozzezza, i suoi miti e la sua schematizzazione, quale trn!!pnriva do.Ile parole (poche) ma sopratutto d'a– gii atteggiamenti dei no!i'tri due compagni di lavoro, aveva costruito in Joro una solida base antinaziijLU e un evidente senso di rifiuto per quel passato; insieme a silenzi e moti di pudore che mancavano alla tradizio• nale, cristiana, personale umanità del primo. 714

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