Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

brividi. Inchiostro sbiadito sopra carta grigia, troppo fitto, ecc. ». Ma le critiche del Malatesta fan• no sì che già il secondo numero migliori. Ed il Malatesta si congra– tula subito coll'Agostinelli: « Mol– to migliore. Bravo. Se continueremo migliorando finiremo col fare cosa di veramente buono. Stasera ti man– derò un articolo di fondo. Ti giun– gerà giovedì. Cerca di riservare il posto. Sono in ritardo e mi aspetto le tue male parole. Cercherò in se– goilc di meritarne meno». L'Agostinelli, sempre burbero e disposto a dire a tutti quel che pen– su e sente, sarà ancor più pungente del Malatesta. Già quando questo ultimo aveva domandato una setti• mana per liquidare la sua situazio– ne di Londra ed incominciare a scri. vere per il nuovo giornale, rileva– va, scrivendolo in margine alla stes• sn lettera del Malatesta che manda– va per conÒscenza al Fabbri: « Quello che dice è proprio una be– stialità, perchè io molto chiaramen– te gli avevo detto che per fare una base finanziaria mi occorrevano dai 40 ai 50 giorni » 11 • Erano la sincerità e la serietà <li giudizio che rendevano l'Agostinelli un collaboratore tanto ricercato, e Malatesta, prima di prendere U• na qualsiasi iniziativa usava dire: « Sentirò Agostinelli », perchè era sicuro che il buon s~nso di questo uomo del popolo, rispecchiava sem– pre con molta chiarezza il punto di visla della generalità dei militanti. Per la verità, l'Agosti.nelli non e– ra di carattere facile. « Quando u– na cosa gli secca egH fa il sordo. 11 op. cii., pag. 171. Fa così anche con me - scrive il Malatesta a Luigi Fabbri in data 19 luglio 1913 - al punto che molte osservazioni che gli vorrei fare non gliele faccio perchè tanto so che è inutile. Chi gli died'e il nome di Ti– gna era un gran psicologo » 12 • Il carattere suo burbero non era Iauo per avvicinare i giovani. An– che per le cose di minore importan– za egli preferiva fare subito e non perdere tempo a spiegare o ad av– viare lentamente altri a fare, pro– prio all'opposto del carattere e dei modi del Malatesta, del Fabbri ed anche del Galleani e di altri an– cora. Malatesta glielo rimproverò più volte, ma non c'era niente da fare: << Cesarì (Agostinelli) non si fida di nessuno - dirà sempre il Malatesta in una lettera del 13 feb– braio 1914 al Fabbri - scoraggia la gente che forse sarebbe disposta ad aiutarlo». u Per tutto questo la pubblicazione del giornale « Volon– tà » diventava una cosa pesantissima e gli prendeva tutto il tempo e quin– di era costretto a trascurare il la– voro che gli procurava da vivere, a tole punto che fu ridotto alla mise– ria.'" 12 op. cit. pag. 179. 1 3 op. cii. pag. 192. u Ecco un episodio, raccontato dal suo amico Fauori, che ritrae bene )'Agosti• nelli: Nel 1913, rcoiosi il Fattori in compa– gnia di un altro compagno, Panizzi Remo, a rendere visi1a all'Ago&1ine1li,lo trovarono a letto sofferente. Chiestole cosa avesu, am– mise che erano tre giorni che non man• giava. Rimproveratolo, perché avrebbe po– tuto benissimo utilizzare ((llalche lira del fondo del giornale « Volon1à » che ammini- 11rava, sdegnosamente rispose: « Quei dena– ri non sono miei, sono del giornale, e piut• 659

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