Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960
qualsiasi autorità? Lungi da me <1ucsto pensiero. Quando si trntta di sti– vali, mi rimetto all'autorità del calzolaio; se si tratta di una casa, di un canale o di una ferrovia, consulto quella dell'arcl1itetto o dell'ingegnere. Per una determinata scienza mi rivolgo al tale o al tal altro scienziato ... Mi inchino dinnanzi all 1 autorità degli uomini competenti, perchè que– sta autorità mi è imposta dalla ragione. Ho coscieuzn di poter abbrac– ciare in tutti i suoi particolari e i suoi positivi sviluppi soltanto una 11ic– colissima parte della scienza umana. L'intelligenza pili grande non riu– scirchbe a comprendere il tutto ». 1 Abbiamo voluto citare Bakuniu che dà al tcnnine autorità lo stesso significato dell'Engels, per dimostrare come la subordinazione a quelle tali espressioni auwritaric, se accettai~ dalla ragione, finjscano 11er non essere piÌl tali, trasformandosi iu ossequio, condiscendenza, rispetto verso quanti sappiamo che sono pili competenti e preparati di noi. Non, dun– que, imposizione, ma libera accettazione: cosciente assoggettamento nlle ntLitudini e capacità di altri. Dopo le premesse di cui sopra, nel Engels riesce facile giungere a quesL'nltra affermazione: accresceudosi inevitabilmente « le cond.i:doni materiali ,li prod-11:ionc e circolazione», queste « tendono di più ;,,. più ad estendere il campo di questa aut.orittì ». « E' dunque assurdo - con– tinua l'Engels - par/ore del principio cli autorità, come di uri. J>rinci11io assolu,lamcnte cattivo ... ». Ma - di grazia - di quale autoriti, si discute? Di quella discrezio• nale, unilnternle, interessata, che non ha come scopo l'interesse della col~ lcttività? Oppure dell'altra, chiamata impropriamente autorità, ma che, abbiamo visto, è piìa veracemente un libero assoggettamento al tecnicismo, bravura, pratica di persone od organi di un determinato settore, che agi– scono nell'intercs~e collettivo e seguono, nello espletamento dell'incarico loro affidato, tutti quegli accorgimenti e quelle regole necessarie per ot– tenere im ben preciso scopo, già conosciuto da quanti liberamente i,i sono sottoposti ad una determinata disciplina? Se è di <1uesta seconda autorità che si intende discutere - ed il testo engelsiano sembra aderire a questa interpretazione - ci possiamo· scnz'aJtro dichiarare d'accordo nell'affer– mare che codesto principio di autoritù non è davvero un principio asso– lutamente cattivo: fa parte del libero e pili ampio principio dell'associa– zionismo, al quale non può sottrarsi davvero il nucleo umano. L'associazione per raggiungere wl determinato scopo (adattando !or– .me e mezzi per ottenerlo) è una necessità talmente di palmare evidenza che non pensiamo davvero sfasi potuta negare da alcuno e, parafrasando un chiaro scritto di Malatesta, si potrebbe concludere affermando che se fosse vero che il macchinista cd il capo treno debbano essere delle auto- 1 Da L'Empire knouto-germani<1ue et la Révolution sociale, Il Uvraiwn (1871) • tratto da Libertà e Rii:olu:ione, a cura di C. Doglio . I.E.I. • Milano, 1948, pag. 168, 169, 170. 653
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