Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960
ti quei paesi, meno poveri e più dviii dell'Italia, ove il popolo ha saputo conquistarla, perchè ritiene le libertà politiche necessarie alla vita civile delle nazioni e cerca di difenderle contro gli attentati del governo. Osseniiamo le condizioni odierne dell'Italia: Che la miseria e la fame siano mali cronici è inutile negarlot dopo i recenti tumulti d'elle Marche, del. la Romagna e di Sicilia; che le li– bertà politiche siano un solo deside– rio di pochi, ce lo pro\'a il fatto che lo Statuto fu per la ennesima volta violato, impedendo proprio nel suo cinquantesimo anniversario la libertà di riunione, dallo Statuto sancita; la morale politica si manife– sta colla corruzione nelle elezioni, cogli scandali bancari e col proces• so Crispi; la morale privata ha le sue statistiche negli adulteri e. nel– la percentuale massima data all'alta delinquenza dai decorati del regno; di is1n1zione è meglio non purlar– ne, perchè siamo nel novero di quei popoli che hrumo il maggior nume– ro di analfabeti in Europa. A tutto questo uoi vogliamo por– re riparo: vogliamo abituare il po– polo, che produce la ricchezza di tutti, che paga le imposte, fra. cui quella del sangue - è recente la strnge di Abba Carima - ad espri– mere sempre la. propria volontà, a controllare sempre gli atti elci go– verno, ad opporre alla pressione a(. famatrice d'ei padroni la resistenza economica (lega di resistenza, scio– peri, sabotaggio, ecc.) alla reazio– ne del governo la resistenza politi– ca, alla morale egoistica la solida– rietà fra oppressi, ai pregiudizi e 616 alh ignoranza borghese una libera crilica e una razionale istruzione. Tutto questo per abituare il po– polo a lottare affinchè acquisti la forza per giungere a quella società <li liberi e di uguali, ,,erso la quale i,'iudirìzza la nostra azione di par• tilo la nostra propaganda di ogni giorno. Non siamo noi soli a credere che l' appropriazione individuale del prodotto del lavoro di tutti debba, per l'evoluzione che s'affretta, pros– simamente a sparire, e ~ia un !atto sociale ingiusto generatore di conse– guenze dannose alla civiltà; che il governo, per natura sua oppresso– re, non compia che la funzione, so~ cialmcnte dannosa, di reprimere i moti della fame e ogni tentativo di compiere un'azione di libertà; che all'iniziativa e al controllo dello Sta– to sfuggano tutte le manifestazioni pii1 che civili della vita (la scienza, l'arte, la solidarieti1 operaia, ecc.); che sia 1>ossibile vivere da fratelli senza lo s(rutlamento e la tirannia di qualcuno; noi crediamo insomma che la civiltà, s'incammini verso una società di liberi e di uguali, che si istruiscano mutualmente. Siamo perciò malfattori, se per propagare queste idee, ad esercita– re questa azione, ci siamo riuniti in gruppi federati fra di loro e coor– diniamo ad un fine unico i nostri sfor.1,i? La borghesia e il governo, oltre che condannarci per le id'ee che pro– fessiamo, vogliono calwmiarci di fronte all'opinione pubblica; temo– no la nostra azione di partito, I1in– fluenza del nostro ~sempio e delle noslre idee. A noi sorride la speranza, per gli ultimi fatti da tutti conosciuti, che
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy