Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960
sti cittadini che reagiscono sincera– mente in virtù di certi riflessi ocqni– siti o in virili della convinzione se– condo la quale è necessario appog– giare incondizionatamente il siste– ma che si preferisce perchè lascian. do libera la critica - per <1uanto le– gittima e fondata che sia - si ,< fa il gioco » del sistema avversario, sia esso il (( comunismo >1 o l'« imperia– lismo >1. E' evidentemente il modo di arTro111arele cose con menlalità di guerra, in tempo di guerra: si deve evitare ad og11icosto di fare il gioco ,lel n.emico. Anche a costo di defor– mare la veritil e di fare il silenzio sulle ingiustizie. E' tm atteggiamen– to di belligeranza che esclude, im– plicitamente, qualsiasi soluzione dei problemi della convivenza umana che non siano quelli inclusi nella stru1tura dei sucitati blocchi di Sra• to. E' il dilemma imposto clie vor– rebbe farci scegliere tra il capitali– smo <( democratico >1 e il comuni– smo cc totalitario », per cui ci ritro– viamo, una volta di più, la scntc-mrn classica: chi non è con noi è contro di n.oi. Ora, per <JUanto poderosa sia, in questi tem1,i, la tendenza alla pola– rizzazione intorno ai termini di que– i:;ta altema1jva - per noi falsa -, secondo noi è iuamissibile che i li– beri pensatori, i rivoluzionari o i ri{Qrmatori sociali, i libertari, in– fine, si sottomettano ad essa senza maggiore discriminazione, costituen– dosi praticamente in belligeranti morali a favore di formule e siste– mi che, dal punto di vista della li– bertà, della giustizia sociale e de– gli autentici diritti umani non si possono assolutamente difendere. Ciò non significa che sosteniamo il « neutralismo 11 o un'equidistanza sistematica che risulterebbe artificio– sa e negativa. Ciò che imporla pri– ma di tutto è mantenere, rivendi– care cd affermare sempre l'indipen– denza di critica, il diritto e la VO• lontà di ripudiare senza inibizioni ciò che crediamo cattivo e ripudia– bile, di combattere la oppressione, la ingiustizia e la menzogna, ovun– que si manifostino e chiunque ne siano i propulsori. E' di qui che sca– turisce una posizione di lotta sen– za compromessi contro le forze ne– galivc della società: non vi è, non vi possono essere inconvenienti nel riconoscere dirTercnze di grado o di fini in quello che si riferisce, per e• sempio, a repressioni ed eccessi au– toritari o nell' apprezzare i fattori positivi, autenticamente sociali che possono sorgere in determinali lno• ghi del mondo, facendo astrazione d.al regime politico che là vige. Per essere concreti dicinmo che le gran– di e( purghe » degli 01>positori o dei sospcllati tali effettuate in Russia, che sono giunte allo stem1inio fi. sico di essi, sono certamente fatti piìi gravi e ripudiabili, dal punto di vista della I iherlà e dignità u– mana, di quello che può essere l'e– quivalente uord-americano della «caccia alle streghe», la inquisizione maccartista ed altre manifestazioni della reazione statunitense; che lo assassinio in massa degli operai e studenti ungheresi da parte d·elle lntppe bolsceviche è ugualmente un fallo più grave, a parte la sua riso– nanza storica, dell' intervento degli Stati Uniti nel Guatemala; che, in– fine, la pressione imperialista che esercita permanentemente lo Stato Sovietico sopra la cosidctta demo– crazia popolare è molto pii1 pene– trante e tirannica di quella esercita- 591
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