Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

denzione, iu una ripresa educativa afcemionale, si 1>uòcostituire mae– stro esemplare degli altri. La pena capitale è imo dei tanti errori di cui si rese triste la vita dei popoli <ruando erano più rozzi e meno morali. Oggi, quindi, non ba• sta giustificarla cou la voloutà del– la maggioranza per giudicarla eti– ca se l'Orlando chiamò legge bmta- 1e <1uella sancita da uno piì1 la metà del consesso legislativo. Una legge penale, per essere equa, giusta, morale dev'essere assolutamente spersonalizzata ed avere come con– teuuto sostanziale la triade di ele– menti dianzi accennati; 1) il senti– mento, che fa ap1>arire cari alla co– munità, oltre che alla Cnmiglia, le persone contro le <1uali sono stati commessi gli atti criminosi; 2) la bestialità o i.stinto, che induce la comunità ad applicare la pena sen– za indugio e senza peccaminose in• dulgenze; 3) la ragione, senso d',\• quilibrio della pena che salva la so– cietà dag!i eccess: e libera, ad un tempo, gli ae-so<'iatidall'incubo del– la pnura, r.ella quale hanno origi– ne qm~lle pene esorbitanti alle quali Livio attribniva il titolo di orrendi car111inis. Uno stato moderno, che npplicn ancora la pena capitale, è succubo e rivive le stesse passionalità tem• pestose, gli Stessi sentimenti c la stessa paura dei popoli primitivi; la sua legge, dall'orrenda formala, o è la legge bmtale della maggio– ranza, o è la palese maniJestazione dello stra"olere anacronistico d'un tiranno, in ogni modo atta a soddi– sfare piil un idolo che a salvaguar– dare e garantire con ponderatezr.n 522 l'impero della legge stessa e la sicurezza pubblica. Nei tempi antichi v'erano due tipi di pena di morte, una comminata dallo stato, o in molti casi, dalla comunità in assemblea pubblica, cd una sentenziata dal sacerdote, inter• mediario tra la divinità e l'uomo: il calvario soddisfaceva le pas.c;ioni dello stato e del popolo nella sJ>e– ranza di garantire la sicurezza fra coloro che detenevano i maggiori ce– spiti dei beni cosidetti materiali; i taborri, presso Ebrei e Fenici, e gli atabizi, presso i Greci, assorbivano il sangue di fanciulli innocenti allo scopo di placare l'ira delle rispetti– ve divinità; ma nello stesso tempo servivano a rafforzare il credito e l'ascendente del sacerdote presso il popolo. Ma il sentimento paterno, ad un certo punto, vinse il sadismo religioso impastato di superstizioni e pregiudizi eliminando il sacrificio cruento dei fanciulli: l'ara dei monti · sulla quale scorreva sangue umano diventò l'altare della chiesa cristia– na sul quale simbolicamente si rin– nova il sacrificio dell'agnello divi– no, destinato a togliere i peccati del mondo. E' stato, questo, sen– za dubbio, un grande passo fatto nel progresso, sebbene il sacrificio sia rimasto ancora calettato sul campo dei sentimenti. Nè Baal nè Zeus hanno più oggi sete di sangue umano, la loro via non solo si è placata, ma è diventata cura amo– revole :per quel fanciullo dj cui vollero succhiare il sangue, tanto che vi è una complessa legislazione che mette il fanciullo nelle condi– zioni di (atto, oltre che di diritto, per elevare la propria individualità, grezza e primitiva, al rango della persona civile. Il secolo diciottesi-

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