Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

s'accresce la sua consapevolezza sulla necessità di conservare il be– ne raggiunto e di eliminare tutto quanto influisce negativamente e nei rapporti pubblici e in quelli pri– vati. In tale eliminatoria delle azio– ni disgustose nasce l'interesse della conservazione di quelle buone, posi– tive le quali, vagliate dai migliori pensatori, costituiscono il meravi– gJioso patrimonio della cultura. l1a la cultura, allo stesso modo di tutte le cose dell'universo, non è mai sta– tica; ogni generazione l'accresce col suo contributo piì1 o meno valido e particolare; cosicchè se nel bre,,e giro d'una vita umana il suo pro– gresso appare molto lento, nel vol– gere di qualche secolo essa si accre– sce in modo pii1 che vistoso. La cultura dà l'impronta all'ambiente c lo caratterizza; quanto più essa si schiude verso I' universalità, tanto più nitidi e onesti si fanno i costmni collettivi presso i <inali il singolo at– tinge in conformitì, delle proprie e– nergie mentali e i.n conformità di tanti altri fattori quali, ad escm• pio, le possibilità educative delle famiglie, le sue risorse economiche, l'impegno della comunità nell'assi– stere all'inserimento di uJ1a giova11e vita nelle sue compagini sociali e so– praltutto la pretesa della società nel dare, attraverso le istituzioni educa– tive, almeno un minimum di senso giuridico e morale alle nuove gene– razioni. Ma se tali sono le linee generali ond·e si imposta e s'organizza una co– muuiti1 a carattere moderno, e se così va inteso il flusso della cultura in relazione della formazione della coscienza sociale, purtroppo la co– scienza di ciascun individuo, pur trovando nella comunitì1 ]a possibi- li tà d'una scuola perenne che bene la affinerebbe sino alJa morte, non progredisce parallelamente con la cultura perchè, spinta da fattori ne– gativi a carattere psicologico e par– ticolare, nonchè da fattori d'ordine sociale insufficienti, o s'arresta so– pra posizioni pessimistiche, o re– troced·e in una involuzione fino al– la bestia. Comunque questo abbas– samento del tono della personaliti1 non ha mai carattere rigido perchè c'è sempre una porta aperta verso la redenzione e la riconquista dei valori umani perduti dal singolo e perciò dalla società attraverso lo sca– dimento dell'individuo: la scuola dell'umanità infatti chiuae i suoi battenti in modo definitivo quando il sipario della morte si è calato sul– la scena della vita. Allora, e solo allora, la dottrina potrà avanzare con i suoi commenti per fare o un panegirico o ordinare di buttare le ossa sul mucchio di quelli dei m.1l– {ettori. Se è questa la instabile prassi che accompagna la drammatica vita li· maua, alla società, dal punto di ,,i. sta educativo, morale, giuridico, non rimane che attendere fino alla morte per vedere come una personalità debba chiudere la propria esistenza. Ora la legge della pena di morte to– glie ad un reo questa ambita e le– gittima possibilità di redimersi e di mettere la propria coscienza, oscu– rata per vari motivi psicologici e so– ciali. a livello di quella cultura che l'umanità ha realizzato e guadagna– to faticosamente nei secoli; non so– lo, ma preclude anche la via al rea– lizzarsi di una seconda ipotesi, quel– la, cioè, in cui un individuo, oltre– passando i limiti della propria re- 521

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