Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

siamo esprimerla nello stesso senso che si esprimevano le favole di· un tempo. Quando offriamo ai lupi la possibilità di aumentare la loro for– za di aggressione, è perlomeno in– genuo sperare che tale energia ven– ga impiegata IH~rdifendere le pcco• re. Così lo scienziato che offre la propria opera al potere militare, sa bene - o almeno dovrebbe essere in grado di sapere - che simili ar– mi, una vohn in mano ai militari, non senrono certo a migliorare la vita media degli individui ... La di– fesa della patria è divenuta una ru– gione alquanto debole, e d1e co– munque, oggi giorno, ha ormai fi. nita lo. sua storica e logica parabo– la. Oggi non si possono pili difen– dere le singole patrie: restu solo da di(endere l'intera umanità, l'immen– so valore della vita e del pensiero. Si, lo sappiamo: tutti gli Stati hanno il ministero della difesa, nes– suno <1uello dell'offesa. E tuttavia ... Si obietterà che nessun scienziato crea dal nulla. Per quanto origina– le possa essere la sua invenzione o prodigiosa la sua scoperta, esso, in fine, si vale sempre di una gro.nde i,ommu di cognizioni e di esperien– ze ereditate dal passato; e perciò, di buona o di malavoglia, è sempre in dovere di consegnare alla società tutta la sua opera, in <1uanto patri– monio.catena di millenni d'intelli– genza e di sacrifici umani. Non si curi, dunque, del come o del mo– do in cui verrà impiegato il suo la– voro: l'umanità, in Condo, è una sorta di avventura (oppure di « e– sperienza dolorosa >), secondo i con• cclii del cristianesimo) e perciò, in un modo o nell'altro, troverà sem– pre una via d'uscita. Su questa o in cielo, questo è secondario, pur– d1è si tenti fino alle sue ultime con• segueuze tnl<' affa~tinanle avven– lura ... Sembra un'obiezione ele,,ata, ma in ultima analisi si risolve in un nttegiriamento di rifiuto verso le pili profonde possibilità del pensiero e dell'azione; si rivela come un'im. mane abbandono alla ~lessa indiffe– renza della natura: lo ~pirito uma. no di,•iene qualcosa d'inutile, un 11011 so che dì passivo o di neutro. E non perchè si sia sostenitori di un particolare fine (nè idealista e tantomeno teolog:ico) pro1irio della razza umana; nrn scnq>licemente per il fatto che tale stato impedisce l"espandersi di tutte le possibilità e di lutte le prove che si potrebbe• ro ottenere dalle energie umane. Una cosa estremamente difficile per il pensiero è quella di compren– dere i limiti del dovere, specialmen– te di certi doveri; anzi persino il concetto di bene 1mò avere i suoi limiti. Per uuo scienzia10 1 ad esem– pio, che dopo di aver fatto una sco• perta con la quale, da !òlolo,potreb– be annienlare intere no.zioni, non vediamo quale rimorso verso Ja so– cietà e verso tutto il pa1rimouio io– tellc1tuale del passato potrebbe ave– re se decidesse di portare con sè, nella tomba, il segreto di tale sco– perta. A questo, punto, però, rischiamo anche noi di cadere in una sorta di ingenuità, a non 1ener conto di al. cuni fattori. Lo scienziato non è mai puro uo– mo di scienza: come essere sociale, anche se direttamente non parteci- 507

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