Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960
fradicia, il tumulo era coperto di erbacce. Ivan strappò le erbacce e la– sciò gli azzurri nontiscordardimè. Rimase un po' fermo a tesla scoperui, ascoltando l'allegro cinguettio degli uccelli fra i cespugli del cimitero. E se ne andò a casa portando, nel cuore, una tranquilla e pensosa ma• linconia. La giornata gli sembrò lunga. Vicino al muro del fienile erano am– mucchiati dei tronchi di betulla: li spaccò e ne fece una pila ordi11a.ta. Attinse l'acqua dal pozzo e annaffiò i cavoli. E il sole era ancora appena appena diritto sulla t.esta. « Debbo partire oggi stesso ... Che cosci faccio qui? » pensò Ivan, non. sapendo proprio che altro fare. Per pranzo tornò la zia. Poi di nuovo egli rimase solo. Il sonno gli venne in aiuto: si sdraiò per un'ora e dormì fino a sera. Il sonno gli cweva fatto venire mal di testa; aprì la finestra. Sul cielo passa,;ano stormi di nuvole apportatrici di pioggia per la notte, il vento spazzava la strada e agitava le cime delle betulle. Tornò di nuovo la zia e apparecchiò la tavola per la cena: « Dei pa– renti, vedi, non è rimasto più nessun-O-diceva sospirando: - Chi è morto, chi non è tornato dalla guerra. Altri sono partiti, chi da una parte, chi dall'altra. Guarda Annushka: è un anno che ,um la vedo, e non pensa nemmeno a farsi viva ... Dunque pensi di stabilirti laggiù, alla fabbrica? )) « Che vuoi, ormai mi ci sono abituato: gli operai sono brava gente e mi sento come a casa mia ». Sciurenka arrivò di corsa, trafelata. Mangiò alla svelta e cominciò a farsi bella. « Dove vai? » domandò la zia. « C'è il cinema oggi ». Ivan si rallegrò all'idea di abbreviare la sernta e andò anche lui al cinema. Il locale era nella vecchia scuola dove aveva studiato da bambino, ed egli vi si avvicinò pieno di emozione, rievocando la propria infanzia. Come di solito in tutti i villaggi, molto tempo prima dell'inizio dello spettacolo arrivano i ragazzini: si spingono, si accapigliano, fanno a botr.e. Poi vengono i giovanotti e le ragazze. Più tardi arrivano gli adulti. In que– sti cinematografi i posti no1t sono numerati e ciascuno siede dove vuole. Ivan si sedette nell'ultima fila.. No,t avendo altro da fare, si mise a guar– dare quelli che entravano, ma nmt riconoscev<1,quasi nessuno: i giovani erano cresciuti e cam.biati, i grandi erano invecchiati, i vecchi non c'-erano. Entrò Sciurenka con le amiche, lo vide ma si sedette lontano. Uno dopo l'altro entrarono di corsa due bambini, si sedettero in prima fila e comi,1,– ciarono a gridare: << Qua, mamma, qua!» e nella dom,a cl,e avanzava nel corridoio Ivan riconobbe Stescia: gli sembrò che fosse diventata viii pie• cola di altezza e fosse cresciuta in larghezza. Ma Ivan non la guardò molto: lo interessavano i figli di Vasi.li. Uno gli assomigliava tulm.entc che sem– brava Vashka quand'era bambin-0; anche gli occhi erano altrettanto vitpi, e :,ulla fronte aveva un ciuffo di capelli, di quelli che per quanto li lisci s"tanno sempre ritti come una cresta e di cui si dice per ridere che sono 474
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