Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960
parola. Sape,;a che cosa aspettava da lui c1uell'uomo torme111<aocfolla colpO. e dalla coscienzC1; aspellC1va che egli lo perdonasse. Non per nulla. era110 cresciu.t.i insieme, ,i.on avevano avuto segreti l'uno per l'altro ... E cmche adesso si era confidato così candiclamente con lui ... « E come hai Jauo con i documenti ... a far sparire ogni trc1ccia? )> doma11<lòIvan già meno brusco. « Ho detto che ero fuggito dalla prigionia. Molti l'hanno fatto)). « J\1(1, w tra quelli non c'eri)) disse Ivan con anwrezza e di nuovo rude. «.Ma ... Sì! - V<1sili /ecc un gesto stanco. - Ti dirò una cosa sola, Ivan: meglio, ceni.o volte meglio crep<rre piut.tosto che vivere in questo modo. Ecco, ·vedi, io penso spesso che c'è stata l' a11mist.ia e che l1~11110 perdonato gente molto più colpevole di me, eppure non. ho pace. E cm– che a te ,i.on, c'è stato giorno che io non obbio, ,,ensato: io, allora, t.i avevo visto bene ... Poi si è sparsa la voce che eri morto. Pensi cl1e io sin stato meglio? Non avevo pace lo stesso, <Jtwlcww poteva avermi visto ... E ad– dio, mio bello, addio / mio bel villllggio ,wti,o! / In paesi lontani andrai, ragazzo mio ... >1 e Vasili sorrise tristemente. « Che cos'è? >> domandò lvmi s/orzamlosi di ricordllre <Jueiversi sentiti tanto tempo prima. << Li abbiamo studùrti a scuola, ,w,i ricordi? - rispose Vasili, rasse– re,w,ulosi ael tutt.o: - Mi co,nprerò utHi falce nuova, / la forgerò, l'a/• filerò ... )). E lvm1, ora ricordava: da lontllnO, da molto lont.a110 gli giun– geva la voce sonora ed esultante di Vasili Nil,:itin. Si ricordò miche che Vasl1ka aveva sempre imparato con Jacilitti le poesie, e-sentendo le lacrime salirgli. in gola, lva,i aggrottò le ciglia e disse con voce sorda: << Basta )). Vasili sorrise timidamente e ammutolì. « Be' - disse Ivan esaminamlo soprappensiero il ·viso osmto di Va. sili - be', addio! » e si avviò, a testa basso, in, direzione del vil!aggio. • «: Vieni a trovarci! » gli giunse da dietro una voce ansimante, dal tono colpevole. Ma Ivan no,i si voltò e fece solo 1ui gesto di saluto con la mmw dietro la schiena. Un po' più avanti, salito sn un monticello, si ·voltò e si fermò am.– min,to, come in estasi: davanli a lui, da ogni parte, fin dove giungeva lo sguardo, si stendeva la terra, meravigliosa nella su.a pace, nel verde, nel sole. con l'acqua a.zzurro, col bosco pensoso e con la strada che si snodava a perdita d'occhio tra i com,,i. E su. questa st.rada, a cavallo, cori le briglie abbandonate e la scliienu curva, ava11.:ava lentamente Vasili. «Mano, ormai ... - pensava lvtm andando verso casa. - Non è certo dolce la sua vita, ogni giorno continua a torturnrsi. Quale castigo peggiore di qnesto? Fino alla sua ultima ora conti,werti a tormentarsi; anche se mn/essas::e ... E poi come si sentirebbero i suoi bambini? ... Verrebbero a sapqre come è il padre ... U,i bel guaio! ». A casa non c'era nessuno. Ivan m.tmgiò latte e patate e poi si recò al cimitero; a lungo camminò da una croce all'altra, eia un uunulo all'altro, prima cli trovar la tomba della madre. Sulla tavoletta scolorita si leggeva a stento: "VARVARA KASIMOVA - NATA 1889, MORTA 1943 )), La croce era 473
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy