Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960
vano in mano ai fascisti. La lunga ed eroica resistenza di Madrid, la vittoria repubblicana di Guadalaja– ra, dove antifascisti italiani si tro– varono di fronte ai connazionali {a. scisti comandati da ufficiali italiani, furono momenti felici che aprirono di nuovo il cuore alla speranza, ma non cambiarono d'ecisamente il cor– so degli avvenimenti che, com'è no– to, si conclusero con la conquista d'ella Spagna da parte delle truppe del generale ribelle. Si tenta di spiegare la sconfitta del popolo spagnolo con il peso de– gli aiuti dei due dittatori europei a Franco e con la mancata soli– darietà dei governi democratici ver– so la Spagna repubblicana. Ma quando un popolo combatte contro i gn1ppi e le caste privilegiate del proprio paese, con la volontà di creare un ordine nuovo in cui l'in– giustizia e lo sfruttamento siano cancellati per sempre, mai può spe– rare di ricevere aiuti dai governi cosiddetti democratici. Vedrà, anzi, coalizzarsi contro di sè, governanti, classi conservatrici, gruppi retro– gradi. Un popolo impegnato in una rivoluzione d'eve contare solo su se stesso, sulle forze che sa e– sprimere dul proprio seno. Doneb– be poter contare anche sulla solida– rietà del movimento operaio inter– nazionale, ma, purtroppo, il più delle volte, non ne riceve che una tiepida solidarietà morale. Per maggior disgrazia del popolo spa– gnolo a spezzarne l'unità spontnnea die si era formata subito, nella re– sistenza contro Franco, intervenne l'azione nefasta dei politici e elci go. vernanti. Fu un grande errore, almeno in Catalogna dove la F.A.1. e In C.N.T. erano pred'ominanti, che gli anar- 454 chici non solo lasciassero suMistere il governo ma entrassero a fame parte. Proudhon Carbò, che fu uno di coloro che più presero parte a que– gli avvenimenti, cosi, scrisse, a questo proposito: « Lo Stato visse veramente in gra– zia della nostra misericordia, come qualchecosa di lontano, invisibile, fantasmagorico. Ma visse, e poichè l'esercizio del Potere è la sola ra– gione della sua esistenza, visse per farsi forte; per moltiplicare i suoi tentacoli, per deuare, per imporre. Esso solo, mercè la sua soprav\'ivcn– za, la sua presenza ognora più sen– sibile, più tangibile, più concreta, era pegno dell'inevitabilità della nostra sconfitta. Presieduta da un governo, la nostra. Rivoluzione era qualchecosa come un ateo che porti in testa la tiara papale. Nel governo - nell'antro - si ri– fugiarono gli ad'oratori del Dio-Au– torità, a forgiare la controrivolu– zione»'. Il governo ricostituitosi pretese di sostituirsi all'foiziativa di un popo– lo che nell'entusiasmo dei primi giorni di lotta aveva saputo dare il meglio di se stesso, assicurando il funzionamento regolare cli tutte le attività economiche e sociali; assu– mendosi, attraverso i sindacati, H controllo della produzione; inizinn– d'o, con il processo di collettivizza. zione della terra, quella « riforma a– graria >) che in cinque nnni di Re– pubblica non era stata nemmeuo av– viata. Il governo incominciò a ri– prendersi a poco a poco tutti i po– teri che aveva perduto, a spogliare i lavoratori delle loro conquiste, ri– diventò distributore di potere, di 1 L'Adunata dei Refrattari, 22-7-1939.
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