Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

ce della miseria della capitale del– l'isola. Come si sa, molti quartieri della ,•ecchia Palermo non hanno nulla da invidiare per condizioni igieniche a cruclli di Palma Montcchiaro. Dopo un breve ma interessante intervento del direttore dell'Istituto d'Igiene dell'Università di Pemgia, pro{. Seppilli, prende la parola il een. Simone Gatto sul tema « Mor– talità infantile come indagine delle cond~ioni di vita. nella Sicilia occi– dentale». Egli dichiara di parlare in qualità di medico che per lunghi anni ha dedicato i suoi studi ai pro– blemi della infanzia dal pw1t.odi vi– sta sanitario e da quello sociale. Il quoziente nazionale della mor– tnlità in[antile - dice - è del 44,8 per mille, ma nel Meridione questa incidenza sale a piì1 del 60 per mil– le. Tra i fattori della mortalità in– fantile egli ne enumera qunuro: !attori prellatali, ambientali, econo– mici e assistenziali. Durante In guer• ra l'indice di mortalità aumentò im– me<linuuuente, per ragioni psicolo– .giche. Ma cessato lo stnto di guer– ru, l'indice di m. i. ritorna al nor– male determinato dai fattori soprn– delti. Contribuiscono la fatica della gesLante, lo stato igienico della casa e deWambiente, del clima, del Ji. vello economico dei componenti del– la famiglia, In disoccupazione, In i– struzione in generale e la mancan– za di una coscienza igienica. Io Si– ciliu la piì1 aha percentuale si ri• scontra nella provincia di Enna (71 per mille) mentre in Italia la pili hassa si risconlra a Pistoin (23 per mille). Se si pensa che nella Nuo– va Zelanda questo indice di m.i. è inforiore al 20 per mille, si ha una .idea delle condizioni di vita delle nostre popolazioni. Con la relazione del Scn. Gatto, piena di rilerimenti e di dati inte• ressanti si chiude la prima giornata del convegno. La seconda giomnta riservata agli « aspetti culturali » si apre con la rclnzione di Danilo Dolci sul tema « Spreco e valorizzazione in alcune .:one della Sidlia occidentale ». In• uanzitutt.o il Dolci I.a una distinzio– ne tra « zona di !vilu.ppo », che ha per problemn fondamentale lo svi– luppo stesso, la sua direzione e il suo ritmo, e « .:ona arretrata», che è una zona statica in cui non esisto– no molti problemi e si ignora di Intto che lo sviluppo sin possibile. Caratteristica delle zone di sviluppo è quella di conoscere in termini pre– cisi i problemi dell'ambiente. Sen– za questa consapc,•olezza da parte della popolazione non si può parla– re di sviluppo. Nelle zone arretrate si nota un basso livello tecnico cul– turale: tutto sembra Iermo come al di fuori della vita stessa. In qne• RIC zone tutto si « spreca » e niente viene « valorizzato ». In alcune zone interne della Sicilia oce., ad esem– pio, da molti contadini si sente di– re che il letame :1prcca.la. terra e non si capisce quanta ricchezza vie– ne sprecata. L'acqua <li molti fiumi scorre per le vallate e va a finire al mare inutilizzata, le montagne si presentano spelate, erose~ senza al– beri, senza terrazzamenti e la poca terra nmosa va a fin.ire al mare. U– na diga sul Bruca, sotto Roccame– na dice Dolci - potrebbe tratte– nere 60 milioni <li metri cubi d'ac– qua e diecimila ettari di terre– no potrebbero essere irrigati, con aumento di alme.no 800 mila gior– nate lavoralive. « Ma i contadini che non hanno visto ma.i una diga e non ti-anno che esista - si domanda il 439

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