Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

me è un indice della possibilità di costruire un tipo nuovo e, non sol– tanto per ,il Sud'africa, di socie1à o– mogenea. L'importante è che l'uo– mo è mio fratello non per couumau– za di sangue ma d'ideali di vita. Credo che, nonostante le differenze cli civihà, noi ci avviamo a convi– vere insieme e, nel processo del la convivenza, ad ammirare taluni a– s1>etti della civiltà europea, pur ri– gettandone altri; viceversa gli eu– ropei ne troveranno alcuni della no– stra meritevoli di essere accolti, co– sì che potrà svilupparsi wia vera ci– vihà Sudafricana costruita col me– glio d'ellc nostre civiltà. Ma ai bianchi quali garanzie dia. mo noi che non li assorbiremo? Do– manda alla quale abbiamo già rispo– sto quando abbiamo dichiarato che dare imporl.anza alla superioriti1 del numero è dannoso e che il cri1c– rio di successo è diverso. Desideria– mo il sistema democratico? Cli afri– cani hanno dato la miglior rispo– sta desiderabile: cioè che già fanno sacrifici per attuarlo. Vi siamo di– sposti a tal punto che taluni di noi hanno accettato di divenire ospi1i di Sua Maestà. Ma risalendo all'indie– tro, la prima volta che i nostri an• tcnati vennero a contatto con l'Euro- 1>a, riconobbero l'esistenza cli va– lori apprezzabili. Nelle guerre tra gli inglesi e noi, non risulta che missionari e com– mercianti siano stati, salvo che in caso di tradimento, molestati. Il no– stro popolo ha dunque dato sufTi. cienti prove di d'esiderarc la demo• crazia; se non l'abbiamo raggiunta la colpa non è nostra, ma bensì dcl– i' Apartheid che non ci permette di svilupparci in senso democratico. E' possibile pretendere ragione- volmente che la democrazia fiorisca appieno nei bassifondi, quando mancano la sicurezza e gli stessi mezzi di esistenza? Se gli africani che abitano nelle città ricevono sa– lari notevolmente bassi, nelle riser– ve i poderi sono così piccoli, che di– viene impossibile una vita decente. E' vero che il pro{. Tomlinson ci assicura, che lavorando razional– mente un piccolo pod'cre se ne può ricavare quasi il doppio che con un lavoro anche durissimo: cioè, in li.– re italiane, circa 230.000 auzichè llS.000 circa all'anno; ma è serio pensare che su quctsa base econo– mica si possa alle\'are una famiglia al livello di civiltà da noi auspicato? Nè è certo possibile educare un popolo alla democrazia sottoponen– dolo al regime autoritario Banti1, senza alcuna partecipazione al go– verno, ricacciandolo ad una forma deteriore del regime di tribì1 che è antitetico alla democrazia; e ciò per opera di un consiglio nominato, sen– za neppur consultare il popolo, dal Capo e dal :Ministero degli affari interni. In passato, almeno, il ca– po tribì:1 non era un autocrate: di– scuteva g1i affari comuni e con il suo consiglio contribuiva alla decisione. Oggi invece, con 1n legge dell'auto– rità Bantl1 e contro le loro tradizioni democratiche, i nostri capi son di– venuti tanti dittatorelli; e voi sa– pete chi è il dittatore supremo. La nostra evoluzione è così s,·iata verso istituzioni autocratiche, impo– ste non solo agli africani ma anche ai bianchi. E' possibile generare co– sì una democrazia plurirazzinle? Su\'Via, scuotiamooi di dosso ogni apatia. Nulla può battere l'uomo te– nace ed i.nd 'omito e noi dobbiamo accettare la nostra responsabilità, 431

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