Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

sponibile: il boicottaggio totale per tre giorni di tutù i negozi, conti– nuato con boicottaggi parziali a pe– riodi determinati; solidale il boicot– taggio internazionale di tutte le merci sudafricane, specie da parte inglese. Seguì quale gesto di prote• sta la distruzione dei lasciapassare imposti ai negri. E' nota la !uria con la quale si scatenò la reazione della minoranza detentrice d'el po– tere; mn non lo è forse meno la violenza con cui questa si abbattè sull'animatore della resistenza, che ne è uscito gravemente malmenato, forse in condizioni estreme. Un co– mitato internazionale proporrebbe prossimamente che il premÌo Nobel per la Pace 1960 gli sia conferito, quale altissimo riconoscimento del diritto all'uguaglianza politica del– le razze ed omaggio ad un suo cam• pione altamente rappresentativo. Verrebbe così offerta agli italiani l'occasione di partecipare a questo atto solenne cli riparazione. Alberi Luthuli, presidente gene• raie del Congresso Africano, ora ex– lege nel Sud Africa, jJ 27 maggio 1959 veniva relegato, per 5 anni, nel distretto nativo del Lower Tugela (Nata!), con proibizione di presen– ziare alcuna riunione. Cristiano, e membro dell'Associazione Interna– zionale per la Conciliazione,1 fu nel 1952-53 l'animatore della campagna non violenta dentro l'Apartheid: e lo è ora dell'abolizione del lascia– passare. Il 6 settembre 1959, nonostante il 1 In Italia ha tcuuto il euo congresso nazionale a Bergamo il 18-19 aprjle scorso. 428 bando, mille persone convenivano a Durban per ascoltare la lettura del discorso tenuto dal loro grande capo, prima del confino, ad una a– dUJ1ata del Congresso Sudafricano dei democratici. E' riprodotto col titolo La visione di una democrazia nl!l Sudafrica in Fellowship di no– vembre 1959. Ne diamo qualche brano quale saggio di maturità mo•, raie, sociale e politicu dell'opposi– zione democratica indigena. Il Governo .Apartheid, per cui so– lo un terzo della popolazione gode dei diritti politici è, nella teoria e ncJla pratica, uno sforzo per far re– trocedere gli Africani a un regime di triblt: «Vogliono giustificare qne– ~ta retrocessione con la frase, che noi africani dobbiamo svilupparci lungo le linee 11ostre. Quasi che quelli che godono i benefici della cusideua civiltìl occidentale, non sia– no debitori di civiltà anteriori. La realtà è che si intendono, con tale cepressione, le linee decise dall'Uffi. cio Governativo degli Affari Indige– ni, senza neppure consultare gli in– t<.-ressat.i.Noi concepiamo per il no– stro a\·venire uno sviluppo della li– bertà e ulteriormente dcli' autode– terminazione. E', qt1esta visione di una società democratica nel Suda– frica, un vano miraggio? _:ro: se la storia del genere umano è una sto– ria di sfor-,d e di lotte verso la liber– tà. Ci si obietta che essa è una con– seguenza di opere di incitazione. Certo lo è, se per incitazione s'in– tende il ricordare nel un popolo im– merso nel fango che non deve guaz– zarvi, l'additargli il livello cui deve sollevarsi; e che questa meta è la libertà ».

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