Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
non lecito. Ma non è così, perchè non è confermata - e in parte uo– tevole - d'alla stessa storia del po– tere ecclesiastico. Proseguiamo ancora: « Sgombrato il campo dalle interpretazioni poco csaUe del pensiero cristiano, passia– mo a toccare brevem.e,ire il nodo della quest.ione. Ammettiamo, in– n.an .:i tutto, che vi sono obiezioni cli coscien::.a illegittime giustamente perseguibili dall'autorità pubblica. Tutto sta a determùw.re il criterio cli valutazione per classificarle con sicu– rezza e non cadere in affrettate o erronee legiuimn:::.ioni di ciò che è illegittimo. In sostan.:a la questione si riduce a vedere se il comando dello Stato, che chiama alla prestazione del ser– vizio militare per preparare i dtta– di11i alla sua eventuale difesa, sia intrinsecamente iri,giusr.o o no, non in ·virtù. di rma valutazione soggetti– va., ma in, virtù di una val1ttazio,w obiettiva. Posta in questi termini la questione si risolve da sè. Se il ser– vizio militare fosse una presi.azione intrinsecamente e obiett.ivamente cattir,-a, ossia immorale, nè l'obiet– tore di coscienza, nè qualsiasi one– sto cittadino potrebbe rispondere al– la c~iiamata alle armi, così., che fo conseguenza sarebbe un' obbligazio– ne universale cli ribellione alla co– scrizione. La conclusione eccessiva, alla quale siamo certi opporrebbero il loro rifiuto gli stessi patrocinatori dell'obiezione di coscienza., dimostr(r che l'immoralità sostanziale cleve es• sere esclusa, e che. quindi l'obiezione di coscien::.a non ha nessun fo11da,– me11,toobiet.tivo, clomle possa deri– varle il sì,gillo della legittimità. Ma si potrebbe ossen,'Gre che l'im.moralità. derit;a al servizio militare dal fine,, al quale naturalmente è dire'tto: ~a. guerra con gli i,i.evitabili eccidi che es.sa suole produrre. Ora a snidare gli obiettori eia questo ultimo rifu– gio, basterà ,wL<rre che almeno la le– gittima difesa C-Onlroun evenuwle ingiusto aggressore è un sacro diriuo della società, e che l'uso della forza in questo caso, lungi dall'essere in– giusu, e immorale, è doveroso per l'autorità pltbblica, che ha la m.issio– n·e di difendere la vii.a, l'integrità,, l' in.dipenden:::.adel popolo ai cui de– .stini presiede. Ammesso pure, clun– que, che in questa sola supposizione la guerra sia giusta, lo Stato nel pie– no esercizio di un su.o diritto chiama i cittaclin,i a pr~tare il servizio mili– tare, e questi nulla di obiettit,"Q han.– no da opporre al suo comando, solle– vamlo un'obie;:;ione di ooscienza cle– stituita di un qunlsiasi fondam.e11to morale e giuridico ». Anche qui, come si comprende ab– bastanza bene, si cerca di camminare sulle uova senza schiacciarle. Di– fatti in primo luogo si cerca di sgom•• brare il campo « delle inferpL·eta– zioui poco esatte de.I pensiero cri– stiano »; cioè bandire anche quel poco di veramente nobile e sensato che (u espresso da qualche documen– to pontificio. D'altra parte non si ammette tma valutazione soggettiua~ ma 11010 la virtì1 di una valutazione obiettiva. Ma cosa dobbiamo inten– dere con tali termini? Se, ad esem– pio, si chiedesse allo Stato un doue-• re di questo genere.: perchè chiede• te ai vostri cittadini ]'obbligo del voto, quando si tratta di delegarvi un'indiscussa autorità con relativi 33!>
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