Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

sendo già ben ridotta, significa nn– cora una spesa dei tre quarti dello scarso reddito (nei paesi meno ttC ci– vili » ma socialmente piii evoluti, l'alimentazione non rappresenta mai una spesa superiore al 40% del red– dito fnmiliarc). I consumi alimentari (inedia 011- zionnle) della madre P. del fnnciul– lo nelle varie classi sociali (decre– scendo: classe superiore, irupicgati, con1ndini e mezzadri, salariati, ar– tigiani e braccianti, disoccupati ed indigenti) sono piii che sintomatici. Per le madri gestanti e le nutrici la <ruota di, rispettivamente, 2.500 e 3.000 calorie è raggiunta solo dal– la classe rurale e superata da quel– la superiore; la prima infanzia (0-3 anni) d'egli indigenti e disoccupati e degli impiegati non raggiunge il minimo di 100 calorie per chilo <li peso corporeo; la seconda (3-6 an– ni) non raggiunge le 1.600 calorie nella classe economicamente piii bassa e la ter.ta infanzia (6-12 anni) raggiunge e supera le 2.200 calorie solo nella classe rurale ed in quel– la superiore che, sola, arri,•a nl 50% di proteine animali, sul totale rnc– cornandato, Anche i pesi e le stntnre dei bam– bini delle diverse classi sociali ita– liane risentono della forJe sperec1ua– zione esistente, ehe si traduce <1ui in grave differenza del regime ali– mentare. Lo scarto dei pesi medi tra la clas– se degli indigenti e disoccupati e la classe cosiddetta superiore è di l chilo e 500 grammi; quello della statura di centimetri 3,7. Agli inizi del secolo il Niceforo scriveva, in un suo noto studio sul– le popolnzioni dell'Italia meridio– nale, che « molti dei caratteri antro- pologici specifici allu razza fhe ahi•· ta il Mezzogiorno d'ltnlia, sembra– no rivelo.re una serie di degenera– zioni organiche e più specialmente quelle degenera::.ioni cl1e sono douu.• te alln <le1111tri::.ione ))j ed enumera– va <1uesti caratteri degenerativi - la cui sco1uparsa Cormn oggi ancora « In speranza» degli ambienti me– dici ufficiali italiani -: piccola sta– tura (sintomo caratteristico di cat– tive condizioni ambientali), bassa cirenferenzu e capacità craniche, maggior numero di crani anormali, basso diametro ed altezza frontali, basso 1>erimetro toracico, basso peso corJ)oreo, maggior (requcnza dei ca– si di albinismo, ritardo dell'eti, me– struale, minore rapidità del polso (sintomo di indebolimento). Leggendo il più elementAre trat– tato di alimentazione infantile, tro– viamo chiare constatazioni scientifi– che che mettono in evidenza l'im– portanza es1rema del latte materno - anche per quanto riguarda la re– sistenza nlle malanie - nei primi sei mesi di vita, e quanto inferiore sia, in quantità e qualità, il latte delle madri sollo-alimcntate; e la amarezza aumentn qunndo leggiamo quelli che dovrebbero essere i com– ponenti de.I pasto quotidiano del fanciullo d'ai sei mesi in poi: creme di riso, farine lattee, latte (fresco e di ottima qualità!), sugo di frutta; e poi, mano mano che si avanza in età: semolini nl burro, frutta e le– gumi freschi, uovo. E' possibile allorn comprendere in pieno il senso di una frase del News\1olme (« La mor1alitì1 inlan– tile è l'indizio più sensibile clell'esi– stenza del benessere sociale») e la gravità delle statistiche ottimistiche che parlano (1954) di 62 fanciulli 325

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