Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
:ione <1uotidiana, includendo l"ha– Ha fra i paesi a vitto prevalentemen– te farinaceo. Quanto nlle vitnmine lasciamo purlare il citato profossor Frontali: « Le avitaminosi dichiarate 1100 sono mni mancate nè prima nè dopo la guerra ... le ipovitaminosi Intenti sono oggi molto piì1 frequenti. In determinale regioni e classi sociali il fabbisogno vitaminico è tutlora lungi dall'essere raggiunto e noi t:appinmo che sul terreno carenzato le infezioni acute (come il tifo) e croniche (come la tubercolosi) han– no unn evoluzione ben diversa da quella che avrebbero in soggetti normali dotati di tutti i loro poteri di difesa ». Il concetto di sotto-alim.cnra:.io11c del resto non può essere ristretto al solo criterio di insufficienza di ali– menti, mn comprende pure i nu– merosi esempi di alimentazione uni– laterale, com'è appunto il caso del super-consumo di farinacei che ca– ratterizza l'alimentazione italiana. Questa verità può essere chiaramen– te illustrata dalla tabella dei consu– mi alimentari italiani (1956) conva. lidatn dallu « Food and Agriculture Orgauization ». Ogni abitante consuma in media annualmente 124 chili di 1>:me o pa– sta, 17 chili di farina di granturco, 6 chili e mezzo di riso, 49 chili di J>ntnte, 17 chili di zucchero, 7 chili di leguminose secche (fagioli, ccci, piselli, ecc.), 93 chili e meu:o di verdure, 70 chili di frutta (l'equivu– lenle di due mele al giorno), 20 chi– li di cnrne (55 grammi al giorno), 150 uova, 7 chili di pesce, 53 li– tri di lane (una lazza ogni due gior– ni), 7 chili di formaggio, l chilo e 300 grammi di burro, poco piìt di 324 11 chili di grassi (olio, lardo e stmt- 10). Queste cifre, medie è bene ripe– terlo, sono più elo<1ucuti di un hm– go discorso: ed esse sono nd'diri1tu– rn superiori a <1uelle dei periodi ma– gri dell'avnnguerra. In uno studio sull'alimentazione del contadino italiano effettuato, nel 1933-1934, su una quarantina di fa. miglie marchigiane, si era arrivati alla conclusione che solo i contadi– ni piccoli proprietari avevano una sufficienza alimentare pili o meno permanente, mentre i mezzadri ed i braccianti agricoli si trovavano al disotto del minimo nuche nei perio– di di lavoro moderato. Tulle e tre le categorie rurali soffrivano però di un serio squilibrio tra proteine vegetali e proteine animali. L'alimentazione contndina risen– te poi dell'influenza stagionale: prossimità o meno dei raccolti, gros– si lavori, cattivo tempo - terminava l'autore della memoria. Le deficienze alimentari uel l\lezzogioruo Le cifre surriportate essendo cifre medie è facile com1>rendcre fin do– ve arrivino le J>Unte estreme della fame cronica in certe categorie so• ciali ed in certe regioni del J)nese. Mentre il decimo piì1 ricco delle famiglie italiane dispone del 34% del reddito nazionale, il decimo piìi povl!ro non ha che il 2%. Fra la prima classe in fatto di ricchezza e la seconda esiste giì1 una differenza del 20%., po.ichè quest'ultima di– spone del 14% del reddito nazio- 110le. In queste condizioni l'alimenta– zione delle classi inforiori, pur es-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy