Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960

ventilazione, nelle peggiori condizioni igieniche; talchè si potrebbe be– nissimo inventariarle e traslocarle provvisoriamente nelle chiese, nei pa– lazzi dei principi, mentre si preparerebbero appositamente grandi sale con bella luce e caloriferi; e scomparirebbero in seguito quei monumenti am– JHirnti oggi da artisti imbecilli, e che non sono che veri avanzi della corru– zione di questa nostra menzognera civiltà. Gli operai organizzati in società potrebbero percepire l'intero prodotto del proprio lnvoro, senza nulla la– sciare negli artigli d'ei borghesi. I nostri Consigli locali, che sarebbero la legittima rap1>rcscntanza d\ tutti i. produttori, trasformati in consigli d'amministrazione, sarebbero re– sponsabili in {accia ai consigli provinciali di tutto quanto appartiene alla colleuività; questi poi sarebbero responsabili da,,anti ai Consigli regionali, e questi ultimi davanti ai Consigli internazionali, costituendo così la vera Federazione economica, ove l'individuo avrebbe una esistenza e uno svol– gimento come si deve, e la società obbedirebbe esattamente ul principio a cui è debitrice della propria esistenza, cioè, alla garan::.ia dei diritti di tutti gli individui. Questi Consigli, divisi secondo le necessarie Commissioni, vegliereb– bero alta conservazione della proprietà collettiva; ed unitamente allr: Am– ministrazioni delle socielà produttrici curerebbero che il Commercio stesse in nrmonia cogli interessi e i diritti di quelle e della colleuività in generale; per ciò sarebbe necessaria la istituzione di grandi bazar; e lare col piccolo commercio borghese ciò che abbiamo detto - o qualche cosa di consimile - parlando della piccola ind.ustri<r, vale a dire l'abolizione del proprietario. Per Iar funzionare le macchine e per coltivare le terre, sono neces– sarie le materie prime, i concimi, le semenli, ecc. Per acc1uistare tutto ciò è necessario il danaro, e per avere danaro è necessario mettere a ser– vizio della collettività tutt.c le istituzioni di credito, e creare immediata– mente carta-moneta, garantita moralmente dalla stessa collettività e ma– terialmente da tutte le terre e macchine che ad essa appartengono. In queslo modo si avrebbe il danaro necessario per distribuire proporzional– mente alle società industriali le materie prime e alle società agricole le se– menti, i concimi e gli strumenti aratorii. Tutto questo capitale, che la col– lettività anticiperebbe alle società industriali e agricole, lo darebbe gra– tuitamente, cioè, senza alcun interesse, e solamente con un infimo tanto per cento per le spese generali. Ciò avvenendo, sa~ stabilito il credito gratuito, che oggi è un mezzo non effettuabile, ma che lo sarà quando gli strumenti del lavoro non sieno proprietà di certi individui e di certi gruppi di lavoratori come è il sogno dei partigiani della cooperazione. In una società, in cui tutti gli strumenti del lavoro, come terre, mac– chine, capitali, sieno proprietà comune, chiunque voglia lavorare potrà vivere comodamente: la speculazione dell'uomo sopra l'uomo scomparirà, e chiunque vuol mangiare lavorerà. Tale è il nostro giudizio su codesta questione della proprietà. 317

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