Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
polizia, letterati, prostitute, preti, monache, uomini di Stato, ecc. ccc. vera lebbra sociale, di cui bisogna mondarsi facendo del lavoro un dovere anche per tutta questa canaglia, la quale spinge la suo. bnuale cecità sino a scan– dalizzarsi quando gli operai hanno l'ingenuità di chicòere il cliritto al lavoro. I ricchi si sono obbligati a disporre le cose in una maniera, che è }>erò molto conveniente a facilitare straordinariamente il procedimento rivolu– zionario. V'hanno, per esempio, grandi proprietari che tengono organiz– zati eserciti di lavoratllri, e che con una intelligente amministrazione tro– vano fatto il lavoro e se ne pigliano comodamente il prodotto senza avervi menomamente contribuito e senza che abbiano fatto nemmeno ciò che era necessario. V'hanuo Compagnie ferroviarie, le quali si corupongono di azio– nisti che non concorrono affatto al movimento e al lavoro della impresa. Quelli che sono utili e che lavorano sono tutti gli impiegati, i quali, senza azionisti, possono sicuramente Car correre i treni, ma non lo potrebbero però senza i mezzi, i (uochisti, i macchinisti ecc. V'hanno possessori di immensi terreni che conservano il titolo di proprietari senza poterlo giu• stHìcare, non solo davanti alla ragione, perchè qui parrebbe assolutamente ingiustificabile, ma benanco davanti alla legge, e cionostante tengono fit– taiuoli dai quali riscuotono tributi odiosi, con cui vivon.o principescameute dando grandi feste da ballo e Caccndo mostra di maguifìci equipaggi e vesti lussureggianti, mentre che i lavoratori, del cui sauguc essi vivono, trasCÌ• unno una. vita miserabile in.mezzo a1lc privazioni e alla ignoranza più com– plete. Lo stesso avviene in molte altre industrie, nelle quali non resta a fare che una cosa semplicissima: abolire il proprietario. T\ltti i grandi strumenti d'el lavoro, riuniti oggi in poche mani oziose 7 potrebbero essere dalla notte al mattino trasformati. da una Iorza rivolo• zionaria e posti immediatamente in usufrutto a disposizione dei lavoratori che oggi li fanno agire. Questi operai, col solo organizzarsi in Associazione. se non lo sono già, e offrendo le guarentigie necessarie ai Consigli locali, entrerebbero nel pieno godimento degli strumenti del lavoro. Per inaugurare questa rivoluzione che distruggerebbe il privilegio e guarirebbe l'umanità dalla schifosa piaga della miseria, basterebbe espro– priare poche persone, in gran parte inutili, ed' anco perniciose al genere umano. In quanto agi 'istromenti del lavoro che ancora non si sono accentrati in quelle industrie, ne1le quali si può applicnrc il vapore e le grandi mac• chine, converrebbe riunirli nella pubblica piazza e far con essi un falò, per sostituirli coi grandi meccanismi, i quali aumentano la produzione e diminuiscono il lavoro, restando, con questo Catto, convertito in beneficio generale ciò che è ora l'origine della più grande tirannia e speculazione. Alle industrie, nelle quali la introduzione delle macchine non potrà verificarsi immediatamente, si potranno ad'attare mezzi rivoluzionari.i per trasformarle. V'hanno piccole sartorie, calzolerie, piccole botteghe da lc– gnaiuolo, da cappellaio, ecc. ove il lavoro trovasi sminuzzato, e gli operai Tedonsi costretti a passare la maggior parte del loro tempo senza luce, senza 316
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