Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
diche sulla immoralità del secolo e la depravazione dei costumi. Siccome l'operaio perdette colla introduzione della divisione del lavoro e della mac– china l'occasione di brillare personalmente, e morirono la genialità, si vide come classe cacciato in una disuguaglianza degradante, quasi selvag– gia, anzi peggio ancora, in quanto che, mentre sentivasi uguale ai suoi com– pagni di classe in ignoranza e miseria, scorgeva la ~uperiorità delle altre classi che eransi appropriata tutta l'opera intellettuale e materiale, com– piuta dalle generazioni anteriori. Ecco qui il momento storico decisivo. Questo Iatto venne a rivelare ima direzione nuova al pensiero umano. Sin qui tutti gli individui avevano creduto possibile liberarsi individualmente dai mali sociali, e ciò aveva d'ato luogo ad una lotta, nella quale ciascuno si procacciava tutti i mezzi conducenti al suo fine, ma sempre a pregiudizio degli altri. Lo stato so– ciale era la guerra, la guerra più crudele, senza tregua nè compassione~ nella quale non erano mica due eserciti che combattevano in modo re– golare sotto wia direzione intelligente, ma piuttosto potevano conside– rarsi tanti eserciti quanti erano gli .individui, per la ragione che alret– tanti erano gli interessi opposti che si combattevano: i vinti erano spo– gliati senza pietà d'ogni mezzo di sussistenza e i vincitori godevano senza rimorsi delle ricchezze e degli onori eonqtùstati. Dal mezzo di queste lotte levaronsi alcuni riformatori generosi che lanciarono critiche acerbe contro la società e predicarono la fratellanza e presentarono anche seducenti ideali di organizzazioni sociali: ma è una legge fatale che le riforme non entrano nel sentimento se non quando la necessità Io reclama. Era necessario che tutti i sofferenti vedessero la impossibilità asso– luta di emanciparsi individualmente dal male per pensare poi di eman– ciparsi in comune. Era necessario che la lotta sociale dell'individualismo avesse tolto a un numero consid'erevole di individui ogni arma ed ogni spe– ranza, perchè <1uesti pensassero ad unire i loro sforzi: era necessaria in– somma la necessità di Iar nascere la solidarietà. Quando gli operai di una médesima officina videro che dipendevano dalla volontà di un padrone; che un operaio poteva essere licenziato colla certezza che si troverebbe altri che lo sostituirebbero cominciavano a ca– pire che avevano un nemico comune - il padrone - contro il quale era necessario unirsi tutti per opporsi ai suoi capricci. E questo il primo passo d'ella solidarietà. , Quando videro che il numero d'ei lavoratori di nna frabbrica, essendo superiore il lavoro che vi si compiva, permetteva al padrone di rinnovare. dalla notte al mattino, tutti gli. operai della sua officina, capirono la ne– cessità di unirsi [rn loro tutti gli operai della stessa arte di una data loca-. lità. Secondo passo della solidarietà. · . . Quando videro che gli operai di w1a località potevano essere sostituitjT da operai di un'altra, od anche da stranieri, e che d'altronde i progressi della divisione del Javoro e l'impiego delle· macchine e d·el vapore per– mettevano di valersi di lavoratori d'oltre professi.oni, e che inoltre, quando in un'arte c'era ristagno, si ristagnavano parimenti tutti quelli che con. 306
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