Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
tente di purezza di 5angue e altre cose non meno assurde. Il potere non sentiva alcuna inconvenienza a circondare queste associazioni di copiosi privilegi ed esonerarle da certi doveri, perciocchè conveniva anzi alle sue mire politiche proteggere in molte occasioni i pleblei per avere un ap– poggio che lo aiutasse a resistere agli eccessi e alle ambizioni dei nobili. Nella forma, in cui attualmente va costituend'osi la proprietà, seguendo la serie delle trasformazioni dianzi indicate, l'operaio ha sofferto una tra– dornrnzioue completa. Ora non è un artista: il suo lavoro ha perduto tutto il carattere della individualità; la introduzione della divisione del lavoro e delle macchine lo obbligano a compiere nella lavorazione dei prodotti una parte minima, che è impossibile poi distinguerla; e siccome tal cosa gli impedisce di riconoscersi e ricrearsi nella sua opera, non può a,•ere sti– molo nel perfezionarla. Di più la macchina può dirsi che venne ad assor– bire In responsabilità del lnvoro. L'operaio nelle industrie, nelle quali furono applicate le macchine, non è piit che un servo secondario, il lacChè della macchine; la sua intelligenza e il suo genio nrlistico non hanno più applicazione alcuna. D'altra parte la tendenza dei proprietarii, obhli• gati per la legge fatale della concorrenza a restringere sempre più gli ope– rai, a diminuire loro i salarii e a metterli nelle condizioni piì1 precarie d'esistenza, li ha divisi completamente dalla società e dallo stato attuale d'incivilimento. Sotto il regime della piccola proprietà, l'operaio era obbligato per proprio interesse ad essere conservatore. Nel regime della grande proprietà gli interessi si sono divisi, e forma– ronsi due classi, quelle dei ricchi con una politica che intende conservare i suoi privilegi ed una filosofia che pretende dimostrare scientificamente e razionalmente lo stato attuale della società; e quella dei poveri, che non ha vincolo alcuno che Ja unisca all'attuale società; che è la negazione per. manente della politica e della filosofia dell'altra classe, e che con un'i11si– stenza ammirabile va in cerea di un ambiente sociale in cui gli interessi si armonizzino e il progresso sia un beneficio generale. Quando questo movimento di accentramento della proprietà cominciò a verificarsi, l'operaio, che per questo fatto perdette la sua condizione di indipendenza, le sue illusioni, le sue speranze, trovandosi in mezzo alle oscillazioni d·el capitale come una debole foglia scossa dal vento, senza poter opporre la henchè menoma resistenza, soffrì pure una trasforma. zione nelle sue idee. L 'i.de.aie, a cui finora aveva mi1=ato, si. fece material– mente impossibile, e, ogniqualvolta si :,forzò di conseguirlo, il successo disgraziato lo confermò nella sua impotenza: allora s'impossessò di lui una grande prostrazione; ma siccome questo stato d'animo non può essere permanente nelle collettività, si vide costretto a cercare le soddisfazioni, che prima aveva ottenuto, laddove era possibile. Ma siccome questa possi– bilità non stava dentro i limiti della d·ignità, fu necessario cercarla al ,Ji fuori della dignità, e da qui cominciò una degradazione orribile per l'opç– raio, una J>iaga d'immoralità e un aumento straordinario dei delitti, che diede occasione ad una moltitudine di moralisti borghesi di far dotte pre• 305
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