Volontà - anno XIII - n.5 - maggio 1960
tri lavoratori procuravano imitare o sorpassare; ciascuno si sforzava di acquistare il maggiore numero di cognizioni nella propria arte ed armoniz. zare la buona qualità dei generi con la b~llezza della forma. Tal cosa pro• dnsse capolavori di merito straordinario, vere opere-maestre, nelle quali non si sa se dcbbasi ammirare di pili il buon gusto della forma o la cura necessaria a fabbricarle. Tuttora si vedono operai, la di cui arte per diverse circostanze, principalmente locali, non ha sofferto la influenza della cor– rente centralizzatrice del ('apitale, i quali conservano religiosamente nella propria abitazione qualche opera del loro talento come la prova di loro competenza nell'arte. Non bastava allora all'operaio il credito di sua ca– pacità nella professione; era necessario, perchè il pubblico lo favorisse, ch'egli. acquistasse fama di onorato, e a tal fine conformava la sua condotta al criterio corrente sul quale fondava la probità a seconda della morale vigente, così che come era buon artista, era pure buon cristiano,• carita• tevole e patriota, non lavorava nelle domeniche e nelle foste di precetto, adempiva fedelmente i comaudamcnti della Chiesa, concorreva agli auto• da-fè pieno di santo ardore contro gli eretici ed era sempre pronto a dare il proprio sangue per la sua patria e per il suo re. La famiglia completava il quadro della vita dcll'ol,eraio: il pensiero dell'avvenire dei suoi figli era la fonte incessante della attività, da cui traeva nuovi perfoziouamenli, nuo, 1 i metodi per assicurare il suo credito. Ciò riempiva completamente la sua esistenza, soddisfaceva tutte le sue aspi razioni, deternfrnava la sfora della sua vita, dalla <1uale non sapeva uscire. Tutta la sua ansia era di progredire su questa via, collocarsi in un grado elevato, raggiungere quelli ehe vedeva imtanzi a lui, impedire che coloro i quali gli !-tavano dietro lo raggiungessero; a tale intento domandava privilegi che spesso otteneva a costo della sua dignità e del suo onore, oppure si riserbava il segreto di c1ualche metodo che confidava soltanto ai figli come un'eredità. L'operaio sotto codesta forma di proprietà aveva una certa indipendenza, viveva in grembo alla famiglia come un piccolo patriarca e possedeva un piccolo pa• trimonio, non solo materiale, ma bcnanco intellettuale. Ciò died'e origine senza dubbio al proverbio: Chi ha un mestiere /l(i un. piacere. La conseguenza di questo stato era una completa insolidarictà, non tanto in causa della concorrenza perchè allora vesliva la forma di emula– zione, quanto perchè ciascun operaio sentivasi realmente indipendente: in nessun m'odo era una necessità l'associazione: gli operai si preoccupavano pili della guerra che potcvnno farsi che elci soccorso che potevano prestarsi. Le cose così andarono finchè il numero degli operai, che vivevano in queste condizioni, si ingrossò e soprnvvennero difficolt:, che ne minac– ciarono seriamente la esistenza. Allora crearousi le unioni e associazioni OJ)eraie destinale a garantirsi mutuamente, il godimento dei bcneficii di ciascuna arie; per ciò ollennero dal Po1ere regolamenti e privilegi, i qunli, menire col mezzo delle tariffe assicuravano ad essi nn guadagno regolare, una buona giornata come oggi si direbbe, impedivano che operai pregiudi– cassero altri operai. Si misero grandi difficoltà all'ingresso nelle associa– zioni mediante condizioni onerosisime d'alunnato cd esigenze difficili a conseguirsi, imperncchè molte volte si richiedeva ciò che si chiamava pa- 3.04
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