Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960
Ricordo che da piccolo, quando i miei compagni di scuola ('d io ci lamentavamo delle busse che il maestro-prete ci dava, quesli ci rispondeva: « La sferza insegna ». La classe operaia ha avuto pili busse che carezze, ha esperimentato la violemrn sulle proprie carne, l'ha trovata sulla magra tavola, nell'alloggio misero, nelle continue privazioni cui era (ed è) soggetta. E l'hanno esperimentata ancor pii1 i negri che, neanche in questo paese che si vanta di avere il piit alto livello di vita e le scuole piìi moderne, sono arrivati a farsi considerare cittadini come tutti gli altri. Bisogna essere scesi nelle miniere, aver vangato una terra che Java ap• pena un pugno di grano per non morire di (ame, lavorato come fantoccio in tante fabbriche d"el mondo, percorso strade, attraveri,a10 frontiere pet· guadagnarsi il pane <1uotidiano, sudato negli alti forni, per sentire dentro di sè una rivolta profonda contro la condizione del lavoratotc che rimane misera anche se è accompagnata da benessere economico >>. 1 Dopo questo discorso, molti potrebbero dirci che siamo in co1urad– dizione con noi stessi. « Voi 1>ropugnate una societì, fondata sulla solida– rietà e l'aiuto reciproco, sull'amore e sulla fiducia negli uomini, e poi giu– stificate la protesta violenta, l'atto di rivolta che si esprime anche aura• verso l'attentato ». Ma l'attentato non è il 1>rodoltodelle nostre idee e dei nostri princqli nè la contraddizione tra essi e la nostra pratica, bensì l'esplosion~ contro una situazione assurda, impossibile che è imposta ad uomini, ad un gruppo, ad una classe sociale, o ad un iu1ero popolo. La storia è là per documen• tare questa verità come pure per dimostrare che non tutti, anzi pochissimi attentatori, erano anarchici. Ma, i nostri immaginari interlocutori, possono farci un'altra obiezione. « Voi volete la rivoluzione, il che significa che siete partigia,ni della vio– lenza perchè rnai rivoluzione è avvenuta senza spargimento di sangue )). Si, è vero, gli anarchici vogliono la rivoluzione perchè la credono inclispen– sabile per arrivare ad un radicale cambiamento delle presenti societlt. Le riforme non sono che dei pannicelli caldi, che non bisogna respingere, ma accogliere come premesse per arrivare ad una società in cui a tutti, indi– stintamente, siano offer1e le stesse possibilità di vita e di elevazione mo– rale ed intellettunle. Ma, mai i detentori di potet·e, di ricchezze, vorrnnno pacificamente rinunciare ai loro pri"ilegi acquisiti, per sodislare i diritti degli sfru11ati. Le forze retrograde, anche nei casi di m1 govemo che sem• hra disposto a riparare qualche torto o ingiustizia antichi, si mettono su– bito all'opera per con1rnstare ed amtullare quelle volontit. L'esempio del govemo socialista di Léon Bhunc, nel 1936, è significativo, a questo pro– posito. Come è altrettanto significativo la lotta in atto attualmente in Ita• lia per impedire la fo1mazionc di un governo che rapprcseni una picco– lissima apertura a sinistra. Ma, pur considerando necessaria la rivoluzione, gli anarchi": <lepre• cano tutte le violenze ~he la rivoluzione porta con sè e I':' -:.:..nsideranonna 1 Dn una le11er.t:1 di F. M., Drooklyn, aprii~ ::ì.i9. 213
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