Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

dono delle modeste rivendicazioni; a tutta la propaganda d1e, auzichè servire la giustizia e lu verità, serve gli interessi dei gruppi di pressione, degli speculatori in affari, dei partiti, dei governi e delle chiese, e si po– trebbe continuare all'infinito e ci sarebbe da riempire 1m grosso volume. Qual'è l'atteggiamento di noi anarchici di fronte a tutte queste violenze? E' unanime, e concorda con quello dei pacifisti integrali. E' di netto rifiuto, di decisa opposizione. E' quello stesso che abbiamo di fronte alla guerra, a tulle le guerre (non facciamo distinzioni come fa la chiesa tra <C guerre lecite» e << guerre illecite >>) che consideriamo dei crimini contro l'umaniti,. Le divergenze che possono esserci tra anarchici e tra anarchici e pa• cifisti integrali, stanno nei modi di t·espingere tali violenze. Ci sono coloro che sono convinti che l'atteggiamento gandhiano, della resistenza passiva e attiva, sia il solo erfieace, quello che a lungo andare darà i migliori risultati. Una gran parte degli anarchici non ne sono convinti. A questo punto, anziehè continuare io il discorso, cedo la parola ad un mo– desto compagno che un anno fa ci aveva scritto, a proposito della polemica cui ho accennato nella premessa. Mi pare ch'egli interpreti la posizione della maggior parte degli anarchici di fronte al modo di reagire alla \'ÌO· lenza dall'alto. Le sue parole sono sincere e sentite, sono il frutto di sue esperienze e, quindi, costituiscono una tcstinrnnianza. t< li mio pos10 di combatLimento è scmpro stato In fabbrica, la strada, ed è là che ho buttato la buona semenza. Ho potuto rendermi conto, in tanti anni della mia vila, che si ha un bell'essere contro la violenza, ma <1uesta scaturisce da Ulite le pani: scende da chi possiede, da chi comanda ed istiga, corrompe, compra, s[rutta, rubu, impoverisce cd uccide. (Valgano per tutti gli esempi dei martiri di Chi– cago e di Sacco e Vanzetti). Ford? Chi non lo conosce, chi non 1.uumira la sua intelligenza, le sue capaciti, organizzative? E' padrone di un'intera città e di ben altro ancora, nrn tu.lii debbono muoversi come vuole lui. I suoi operai 'hanno raggiunto il benessere economico e posseggono televisori, frigoriferi, macchine da lava1·e 1 autoruobili, ccc. ma rimangono sempre schiavi salariati che si tril• sfornrnuo sempre più in appendice delle macchine che controllano. Non s.t· rebhe giusto che coloro che lavorano e producono, partecipassero al pro– cei:~o della produzione, della dis1ribuzionc con responsabili ti, pl'opric, u11. zichè c;.ierc degli automi sui !)Osti del lavoro? Ma come arrivare a questa legiuima ~11-pirazioueche Iarà umano il lavoro, senza impiegare la forza·: Mai e poi mai i detentori dei mezzi di fH'oduzione e di ricchezze rinun• ccr.uui,.) alle loro posizioni privilegiate per sodisfore qucsl'istanza fonda– meu:ule elci la,•oratori più evoluti e coscienti. Non bisogna dimenticare che b classe lavoratrice ha raggiunto miglio– ramCJ1ti economici solo attraverso la lotta, stabilendo un nq>1>orto di forza tra cli essa e i pachoni; ed anche quando <JllCÌmiglioran1enti scmbravnno dati per magnanimità dei datori di lavoro, in realtà erano per prevenire rivolte o per aumentare la produzione. Si sa che la macchina bene ingras– sata produce e dura di più e così è della macchinn-uomo. 212

RkJQdWJsaXNoZXIy