Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960
Robespierre slesso agì nello stesso modo. Dopo a,•ere. annientato l'e– strema sinistra, gli ebertisti, con lo appoggio di Danton e di Desmou• lins, egli distrusse la destra per ri– manere unico vincitore. « Ma, allor• chè la reazione risollevò la testa, si accorse di aver lui stesso ucciso i suoi naturali sostenitori e di aver creato le condizioni necessarie della sua caduta>). Il socialismo è in pericolo, scrive– rà nella seconda parte del suo li– bro, perchè il socialismo internazio– nale attraversa una crisi profonda. Non siamo che nel 1893, il momento in cui si discutevano a Zurigo le di• vcrgenze di concezioni, mettendo al– le prese le due correnti che si ma– nifestavano nel seno di quelle assem– blee: parlamentari e antiparlamen– tari1 parlamentari e rivoluzionari o, per meglio dire, autoritari e liber• tari. Le risoluzioni del Congresso fu. rono dei compromessi che lascia– rono intatto il problema gia.c.cJ1è le profonde divergenze non furono ri– solte. N. Ia un'analisi serrata dell'idea parlamentare e della concezione del– lo stato. Egli cita questo pensiero di Karl Kautsky « I partigiani della le– gislazione diretta scacciano il diavo– lo per scegliere Belzebll, poichè· ac• cordare al popolo il diritto di votare sui progetti di legge, non è altro che trasforire la corruzione dal parla– mento al popolo ». La critica della socialdemocrazia è compiuta in modo magistrale; N. non risparmia alcuno di questi equi– libristi politici, « questi giocolieri di frasi », afferma e in ciò si è rive- 240 lato d'una giustezza incontestabile: (< Il trionfo della socialdemocrazia sarà allora la disfatta del socialismo come la vittoria della chiesa cristia– na costituì la caduta del principio cristiano >, e conclude questo capi– tolo con queste parole « Per noi la ,•erità è nella parola seguente: oggi il potente è Dio, il parlamentarismo il suo profeta e lo stato il suo carne– fice; è per questo che restiamo nei ranghi dei socialisti libertari, che non scacciano il diavolo per Bel– zebll, il capo dei diavoli, ma che vanno dritti al principio, senza com– promessi e senza fare offerte sullo altare della nostra società capitali– sta corrotta >). E' dunque nella logica normai,•, do1>0tale esposizione, che N. affron– ti il problema nella sua interezza e ponga in qualche modo il socialismo libertario contro il socialismo auto• ritario. Non è facile farne la storia, poichè << la grande difficoltà è quella di tracciare il limite esatto tra i due principii )). Qui la personalità, là la colletti\'ità. Ovunque il tempera– mento, la nazionalità, r centri eser– citano le loro varie influenze, buo– ne o cattive, piene di speranze o di d'elusione ». Citando Bakunin, scrive: << Lo stato è un male, ma un male storica– mente necessario, tanto necessario nel passato quanto lo sarà, presto o tardi, la sua estinzione completa, tanto necessario quanto lo sono state la bestialità primitiva e le divaga– zioni teologiche degli uomini. Lo stato non è la società, non ne è che una forma tanto brutale quanto a– stratta».
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