Volontà - anno XIII - n.4 - aprile 1960

sti che, per ipotesi, sarebbero atei, cominciasset·o a IHaticare essi il Cri– stianesimo, anche i Cristiani li se– guirebbero e comincerebbero a rego– lare le loro vite secondo i 1>recetti della 1>ropriu religione. Il 1>acifistaè, invece, convinto che i principi mo– rali ,lei Crist.ianesimo possono essere appliC(lli nella loro integrità e in o– ini tem.po. Può sembrare questo un sem1)iici– smo, ma non lo è. Io debbo lasciarmi guidare dalla 1>ii1 alta morale d1e io conosca, indipendentemente dal co– dice di condo11a che governa un al– tro uomo. Non debbo attendere, per abiurare io il male e fare il bene, <ruando - e se - i miei nemici (o amici) sono disposti a farlo. Anche se in un dato momento nessun altro fosse disposto ad agire in modo de– cente e morale, incombe su cli me il dovere di condurmi così, nel piì1 alto grado possibile. Mentre Joseph Hoag, un << Amico )) 1 nel 1802 face– va propagand11 dei suoi princì1)i p11- cifisti, qualcuno clell'uclitorio gli os– .servò: « Non mi dispiace mica quel– lo che dile. Pnrchè tulto il mondo abbracci le vostre iclec, io pure vi aderirò e le seguirò>). Al che Hong re1>licò: « Sicchè tu hai l'iutenzione di essere l'ultimo uomo ciel mondo a condurli bene? La mia intenzione è. invece, di essere uno dei primi e di dare l'esempio agli altri )). 11 seme che deve macerarsi sotterra Un'ant.ica parabola tedesca parla di due viaggiatori che giunsero una sera in un ,,ilfaggio, ma per trovarlo in preda alle fiamme. Uno di essi si recò all'albergo, ordinò una buona cena e si dispose a consumarla. Lo 220 altro si gettò in mezzo all'incendio per salvare le vite i beni dei citta– dini, e, a rischio della sua stessa vi– ta, con un ottimo successo. Final– mente, recatosi anche lui all'alber– go, trovò il suo amico, che finita la cen11 1 si stava riposando como<lamco– mcntc avanti al focolare. « Che co– S.t Imi mai fatto? >), esclamò questi al vederlo com1rnrit·c nero come un carbonaio, tutto 1>estoe contuso. <C E. chi mai ti ha dello di arrischiare la tua vita per salvare quella di un al- 11·0 ed i suoi beni? )>. « Colui, rispo– se l'amico, thc mi ordinò di seppel– lire il seme soltcrra per potere un ~!iorno raccogliere largo {muo ». <C Ma e se fossi rimasto sepolto tu stesso sollo le rovine? Che cosa a– vresti raccolto allora?». «Allora))-,. ris1>oi'òe, << sarei divenuto io stesso il seme!)>. Che cosa vogliono "i resistenti alla guerra?,,. l resistenti alln guel'ra sono indi– vidui che riconoscono, che non c'è alcuno che non sia suscettibile, vi– vendo iu una civilt:", che va in sface– lo, di disgregarsi cou essa fino a un punlo tale, da giungere a divenire :aguzzini nei campi di concentrazio– ne e nrdva1·e fino all'estremo di get– tare i loro simili entro forni crema– tori, o lanciare bombe atomiche su popol:u~ioni inermi. I « resistenti al– la guerra )), riconoscendo questa Io. ro capacità di rassegnar&i al collasso di tutti i valori ed istinti superiori umani, sono decisi di lavorare. a CO• struire una società tale che li aiuti, invece, a sviluppare le loro miglio– t·i qualità: la loro capacità di amare e convivere coi loro fratelli, e di coo– perare con essi a costruire un mondo

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