Volontà - anno XIII - n.3 - marzo 1960
minata », in <Jlllutlo « ai fini <le/la storill um.ana è « verità » solo quella che si incarna nell',u:.ione, che gon• fia di passione e di impulsi la CO• scùm:a attuale, che si traduce in movimenti profondi e in reali cOn– <J11is1e da parte delle maue ste"e • 1t. Nessun anarchico cosciente ha mai sostenuto che il 1>roprio punto di vista coincida con <1ucllo della ·« vetAità ,ossoluta ». Non possedia– mo « principii eterni», per dirla col Marx che li attribuiva al Prou– don :o, nè !iamo dogmatici e sel– larii ! Però, se per « verità » si vuol si– gnificare il uostro restare ancorali a certi « punti », posli a base della no– stra ideologia, senza lasciarci fuor– viare da sirene lattieistiehc ( vedi lo invito di Gramsci sulla necessità di una verità ,leterminata), e <1uindi senza abbandonare quei certi • pu11- 1i » formi, i <1uali ci contraddistin• guono da altre ideologie, dichiaria– mo che, in questo senso, siamo per la ,•erità assoluta! 1\'la l'anarchismo non ha e non può avere una dogmatica, cioè a di– re dei princi1>ii tenuti per verità in– contrastabili, essendo scaturito da fatti umani; ha una piattaforma pro• grammatica che tliventa inconfondi– bile in cou1rap1}os10 ad altre pini• t11formc p,ogrammaliche, e quella che si voirebbe far passare per veri– là assoluta è soltanto la fe,leltà ad una ideologia. La nostra è una verità che si è in– carnala e s'incarna nell'azione ( d'on– de la possibilità di una storia del " A. GRAMSCI: //Ordi11e Nuovo, Einaudi, pag. 397. n Mux: « t·imli/Jeren:o in maleria po-· lili~a •· Ed. Rina!t:ila. 1950, pa@:,da 9 a 16. 160 mo,·imento anarchico), azione coe– rente che tende a eombatlere, sul terreno poli1ico, economico e cultu• raie, l'autoritù esercitata dallo St.t• to ( di qualmH1ue colore), dalle clas– si o dalle dittature che si autodeli– niscono 1ranseim1i. Ma Gramsci ha sempre dichiara• lo di opporsi « im.pfocabilme11te <1· gt,'. anarcl,ici e ai si11dacaliMi cuwr• chici, denur1:.iw1do fo loro pro11agl111• do, come utopiMicc, e pericolosà al– la rivolu:.iorie proletaria » 21 1 ripe• tendo cosi le critiche dei maggiori e ribadendo che « ..• non lavorare si– Memc11icame11teper organi:.:.are un gra11de esercito di militanti discipli– nati e consape,•oli, disposti a ogni sa• trificio, educati ad attuare simuha– neamentc una parola d'ordine. pron• ti ad assumersi la responsabili1ia ef– fellin della rivoluzione. è vero e proprio tradimento della· classe ope• raia, è inconscia co11trorivoluzio1te in m1ticipo » n. Non una critica obbieltiva cd una valulazionc serena dell'anarchismo - manca in conerclo una critica ve– ra e propria. - bensì un invito. sol• to l'anatema di traditori, agli 11r1ar– ehici • a solloporre i loro criteri tal• tici tradizio11ali a una revisione. co- 111.e ha /allo il Partito socialista• (sic!) 2 '. Ma Gramsci, nelle conclusioni, non ha rivelato ne1>pure originalità di vedute, ricorrendo « quasi a degli scavi archeologici per far penetrare ,ielln coscien:.a <lei/e grane/i 11wss• 21 A. GMAMSCI: L'Ordine Nuoe:o. Einau• di, pag. 379. u A. GRAMSCI: L'Ordi11e Nuovo. Einnu• lii, pag. 396. u A. G1tAMSC1: L'Orcli11P '''11oe:o. Einau– lli. pag. ,JOI.
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