Volontà - anno XIII - n.2 - febbraio 1960

dobbiamo giudicare questi atteggia– menti e queste misure come dei fat– tori di pace? O dobbiamo conside– rarli come maniiestazioni nazionali– ste che contribuiscono ad incorag– giare la spinta espansionislica della Russia? Quando l'insurrezione ungherese è schi.icciata dai carri armati della Armata Rossa, dobbiamo tirare un gran sospiro di sollievo di fronte al– l'immobilismo delle cosidctte na– zioni libere, perchè questa vigliac– cheria ha salvato la pace delle po– tenze? Quando dei ministri britannici consigliano l'abbandono di Bel·lino– Ovest per elin1inare una zona di frizione e favorire la distensione, dobbiamo applaudire o dobbiamo pensare ai due milioni di berlinesi che si trovano su un isolotto e vi rimangono grazie alla vigilanza del– l'opinione internazionale che ha an– cora il modo di farsi sentire? Constatiamo in seno alle stesse or– ganizzazioui che una volta furono di avangual'dia, una pericolosa tenden– za a ripiegare e ad abbandonare la solidarietà. Perchè è proprio di questo che concretamente si tratta: poichè ogni azione. a favore delle popolazioni schiacciate dell'impe– ro sovietico contiene un rischio di guerra bisogna diffidare delle ini– ziative clell'Occiclcnte, bisogna im– pedirle e lasciare opprimere quelle popolaziolli. Ciò che queste organiz– zazioni non vedono o non vogliono vedere, è che proprio l'Occidente è il più conservatore, il pili affarista, il pili legale, che rifiuta di muover– si. Al momento della rivolta di Ber• lino-Est, nel 1953, il sindaco dcli.i capitale, Emest Reuter, rimase bloccato per tre giorni a ~fonaro dalle autorità militari americane. Quando nel 1956, l'idea di boicot– tare i prodotti russi fu lanciata per sostenere i lavoratori ungheresi in lotta, furono le burocrazie naziona• li sindacnliste che vi si opposero. lm•cce, ogni com1uista, in seno al sistema totalitario sovietico, fu pa– gala con i sacrifici degli operai e dei. contadini con delle rivolte, con dc– gN scioperi nei campi. I nostri al– leati dell'Est non si trovano fra i beneficiari del terrore e dello sfrul• uunentot si trovano fra i 1erroris1i e gli sfrullati. Ed il nos1ro modo at– tuale di dimentic-arli o di confon– derli con i dirigenti elci Kremlino. non fa che rafforzare l'importanza dei giod1i militari, economici e di• plomatici che condanniamo in teo– ria. Stiamo allenti che a forza di pren– tlcre per oro colato e parole di veri– tà gli slogans di propaganda non finiamo un giorno per considerare i nostri compagni estoni, che con• ducono la lotta nei paesi Baltici e nei campi, come. dei « fa111ori di guerra » e che la tradizione dena bandiera nera maknovista non .!.ia un giorno trattata da noi come una fobbricazione dello Stato Departe– ment. Se vi è un problema che sangui– na dentro di noi è <luello della Spa– gna. Ebbene, questo dramma non è ricordato che in relazione al gioco internazionale. Dal 19 1 i5 al 1950, gli emigrati e i militanti rimasti ju Spagna hanno in gran 1>ar1esperato sugli Alleati. Oggi sono disgustati della democrazia e degli strateghi di Washington. Una migliore. c-ono– seenza dei prohlenti di politica este– ra, un maggior sforzo per com pren– det·e le ragioni motric-i delle potcn- 85

RkJQdWJsaXNoZXIy