Volontà - anno XIII - n.2 - febbraio 1960
mata qui; è stato anche attore, sce– neggiatore, regista. (Collaboro con me stesso, diceva canzonandosi un poco). Chi ha avuto I~ fortuna di n– scoltare, alla melà di maggio del 1959, il suo discorso alla radio, quando si preseuttwa al teatro d'a– ,,anguardia Antoine Les Possedès, riduzione ciel romnnzo omonimo di Dostoiewsky, hn potuto capire <1uan– t'egli amasse il teatro. « Il teatro è uno dei luoghi del mondo dove io mi sento pili felice >1. E la felicità è la condizione indi– spensabile per« aiutare In gente nel– le loro disgrazie». « Il teatro è per me un convento. L'agitazione del mondo muore ai piedi delle sue mu– ra ed all'in1erno, nella cinta sacra, unn comunità di frati lavora votata ad un solo scopo, rivolta ad una so– la meditazione che prepara instan– cabilmente il rito che ~arà celebrato per la prima volta >,. Ma egli ama il teatro anche per– dtè è solo là che trova la canwra– deric, quella ca.m.araderie che aveva trovato nella resistenza, tra i com- 1>ngnidi lavoro del giornale Combat.. Anche in teatro si stabiliscono vin– coli fraterni, solidali; è là che si sen– te che il successo non dipende d,t uno solo, ma d'n tutti. E' noto, inve• ce, <( che gli intellettuali raramente sono cordiali e arrivano ad amarsi tra tli loro >1. (E' questo un punto d1c aveva Cerilo l'animo di Camus. Separatosi dal gruppo di intellet– tuali comunisti, (u spesso attaccato duramente dal gruppo di Sartre, e poi da tutti gli invidiosi del me– s1ierc. Nel suo libro La Clmte (La eadut~) dirà su un tono di econ– forto, alludendo n qnell'ambiente: « Quanto a me, l'ingiustizia era troppo grande: ero condannato per d'elle felicità passate. Avevo vissuto troppo tempo nell'illusione di un ac– cordo generale, mentre da tutte le 1rnr1i i giudizi, le frecce, le ironie cadevano su di mc, distratto e fiOr– ridcnte .... Tutto questo era norma– le e lo scopersi senza provarne trop– po dispiacere. Mi fu 1>iì1 difficile e doloroso, invece, ammellere che ;1- vevo dei nemici tra gente che cono– scevo n1>pena o che non conoscevo nffatto. Ave,•o pensato, con l'ingenuità di cui vi ho dato qualche prova, che coloro che non mi conoscevano non avrebbero potuto fare a meno di vo• lcrmi bene se mi avessero Irequen– La1O.Ebbene, no! Incontravo inimi– cizie tra coloro che mi conoscevano vagamente, senza che io li cono– scessi ,,). Ma ritorniamo alla 1rnssionc di Ca– mus per il teatro. ggli diceva in quella radiodiffusione, che non esi– Mcvano con1~addizioni Ira il suo me– stiere di scriuorc (un mestiere che obbliga a dare sempre qualche cosa ai lettori, quando è inteso come si deve) e quello di drammaturgo o sceneggiatore. li teatro è « l'espres– sione pii1 alla della Jetteratura e ccr– tamcn!e quella 1>iìiuniversnlc ,,. In Caligola, ne Il cavaliere ,li. Ol– medo cercò, come egli ebbe a dire, di suscitare i sentimenti di eroismo, tenerezza, bellezza, onore e Cantasia, <•ioè la passione di vivere ad un mondo che l'ha perduta o che In cerca negli armadi e nelle alcove. lo Requiem pour une n0nne (Re• 75
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