Volontà - anno XIII - n.1 - gennaio 1960
tutti sanno, è stata ed è la culla di tutte le civiltà, antica, moderna, contemporanea ed è per di più la sccle della cristianità. Fermiamoci un momento su que– st'ultimo episodio che, per la sua gravità, ha attirato maggiormente la attenzione del pubblico, di tutta la stampa, cd ha obbligato le autorità responsabili a dare unn versione dei fatti. Serviamoci, per la ricostruzio– ne ,li esso, del comunicato del mi– nistero di Grazia e Giustizia: non potremo così essere accusati di svi– sare la verità, ammesso che sia ve– ritii quella della fonte a cui attin– giamo. Marcello Elisei è un giovane di diciannove anni che gode di una li– CCJ1zaconcessagli dalla casa di Rie– ducazione di Verbania. M.a non ap– pena libero ruba e 1'8 ottobre è in prigione a Regina Coeli. Subito, nei primi giorni di detenzione, anche lui ingoia due chiodi estratti dal– le scarpe, per cui viene ricoverato in in[ermcria, curato per l'elimina– zione dei due chiodi, ed una volta guarito ritorna nella sua cella. Vie– ne subito processato (28 ottobre) per i furti che ave.va commesso e condannato a quattro anni e sette mesi di carcere. Il 28 novembre dà segni manifesti di agitazione psichi– ca e, sembrando pericoloso per sè e per gli altri, su richiesta del sa– nitario, viene trasferito in cella di isolamento e messo sul << letto di contenzione », dove è trovato mor– to alle ore 4,20 del giorno dopo. Il comunicato ministeriale dice che J'EUsci tra il 28 e il 29 è stato vi– sitato tre volte, due clai sanitari del carcere e l'uhima dall'agente di ser– vizio. (C'è qualche « non interes– sato )> che possa testimoniarlo?). 28 Cerchiamo di ignorare, per ades– so, un altro documento che è riu– scito a farsi strada e ad uscire dal– la prigione, e che dà una versione diversa di quella del comunicato ministeriale. Il documento porta il nome e cognome di detenuti che mo– strano di avere un coraggio e di sa.: per essere solidali più di tanta gen– te perbene. Il comunicato del ministero di Grazia e Giustizia, basta da solo per sbalordirci. L 'Elisei è un giovane anormale (dal momento che si trovava in una casa di rieducazione non ci sareb– be da stupirsi, sapendo come sono quelle case, che proprio là le sue condizioni morali e psichiche fosse– ro peggiorate) che appena in pri– gione tenta di suicidarsi, ma non appena guarito lo si processa e lo si condanna. C'è da meravigliarsi che un mese dopo dia segni manifesti di agitazione psichica? No, certamente. C' è invece da rimanere dolorosa– mente soqH'esi nel sapere che i sa– nitari della prigione gli prescrivo– no come cura la cella di punizione ed il « letto di contenzione >>. Molti saranno stupiti di sapere che questo strnmento di tortura rnediovale è ancora in uso nei penitenziari, e lo saranno ancora di più se essi sapes– sero che )'on. Zoli, quand'era guar~ dasig.illi, l'aveva proibito. C'è da ri– manere sgomenti davanti alla con– statazione che un uomo, una volta rinchiuso nel carcere non ha nessun mezzo di difesa e che neppure la incolumità fisica gli è garantita. Eppure, giuridicamente egli gode di diritti e di garanzie. Lo stesso regolamento delle prigioni fissa i suoi doveri ma anche, i suoi diritti e limita il potere del personale ad-
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