Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959

lire. Del resto non c'era nulla du fare ormai, poichè la colpa era sua, in fondo; non aveva protestato i primi giorni di matrimonio, quando abita• vano una casetta in affitto fuori Stoccolma, a Liljeholmen. Eppure la storia era cominciata proprio li, quando la moglie gli aveva preparato la prima cena; lui s'era alzato, per prendersi una forchetta, quasi con piacere; con amore, per quella felice dimenticanza. La storia era arrivata a queslo punto, quando Tage si trovava nel cam• po inglese dove ho fatto la sua conoscenza; ma capivo bene che c'era ve– nuto sopratutto per fuggire la sua tavola, oltre che per amore del prossi– mo, misto a voglia di turismo economico. Poi non ho saputo pili nulla sin, chè i giornali, scandinavi e inglesi almeno, ne hanno raccontato l'epilogo, con la meticolosa, obiettiva precisione dei nordici. Un pomeriggio di mar• zo, Tage era rincasato lentamente, godendosi l'odore acre del gelo, incri• nato da sbuffi di vento quasi tepido; sentendo dentro una parvenza di fe. licità che gli mancava da anni. Tutto era stato bello, nelle prime ore di convivenza familiare: i giochi coi bambini, che gli mancavano tanto, la breve visita d'un amico, un ottimo microsolco di un Mozart minore. Poi la cena; e via via che procedevano i cibi, accurati e squisiti, le alzate, le passeggiatine, le sedule, sino a quella per la forchetta. Ed è qui che J'ani, ma di Tagc s'è spaccata. Tenendo in mano la posata, ha fatto il giro della tavola, s'è chinato sulla moglie, le ha baciato i capelli come faceva ogni mattina dopo colazione, per accomialarsi da lei; e iasieme le ha iatrodotto l'utensile ( d'acciaio svedese - regalo dei suoeerì) sotto la mammella. Lo rivedo perfettamente, Tage, menlre siedo incastrato fra la poltro• na e il vassoio e, io, ci mangio tranquillamente tutto, senza potermi alzare. Ricordo che il tribunale svedese (lassù in quel paese folice di libertà fred• da e monarchica) dopo attento vaglio dei moventi, finì per assolvere l'orni• eida. Chissà se la giustizia italiana - così capricciosa e imprevedibile - farebbe lo stesso, in un simile caso di provocazione pluriennale? 29 Scontri con la Francia, appena scendo dall'aereo; dove sono stato, du• .. rante l'atterraggio, nella cabina dei piloti: la pista bagnata di Mar– siglia, che comincia dal mare, ci è venuta incontro lucida, sotto una piog• gia sottile. Quattro ore da Rabat a qui, anzichè quattro giorni noiosi di mare. Al posto di polizia mi chiedono la fiche d'entrata, che avevo riempito sull'apparecchio, ma restituito alla hostess, per errore: « Ah! ah! ah!, Pha lasciata sull'aereo! )l dice l'agente dello sportello, con un ghigno di gioia e con quel gesto del dito, che si usa per indicare un idiota. La rifac. cio e la consegno, ma mi piacerebbe fargliela lllangiare, così è sicuro che gliel'ho data. Sul treno semivuoto, fra Marsiglia e Cannes, guardo fuori a lungo, ostinatamente, per evitare la compagnia - che mi pesa come un pezzo di 596

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